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Droga tra caffè e fertilizzanti, presi i narcotrafficanti-chimici

Droga tra caffè e fertilizzanti, presi i narcotrafficanti-chimici

NAPOLI. Chili e chili di cocaina venivano nascosti tra i sacchi di caffè macinato o addirittura sintetizzati con il fertilizzante organico. Una volta che il carico arrivava a destinazione, cioè nel Porto di Napoli, la “roba” veniva nuovamente estratta e distribuita tra le principali piazze di spaccio del capoluogo e dell’area stabiese. Il colossale affare gestito dalla nuova holding di narcotrafficanti-chimici è stato però stroncato grazie all’indagine condotta dalla guardia di finanza: un’inchiesta che ieri mattina ha portato all’esecuzione di nove arresti e due obblighi di dimore. Le indagini del Gruppo di Investigazione sulla Criminalità Organizzata (Gico), diretto dal colonnello Danilo Toma, svolte sotto il coordinamento dalla Procura partenopea, hanno consentito di fare luce sull’operatività della banda che aveva la sua base operativa tra Soccavo, Fuorigrotta e Castellammare di Stabia.

La sostanza stupefacente, trasferita via mare all’interno di container, una volta giunta sul territorio nazionale, attraverso complessi processi chimici, veniva estratta dal carico di copertura e, dopo una miscelazione con sostanze da taglio, immessa nel mercato clandestino napoletano. L’importazione di droga sarebbe avvenuta in base a fittizie operazioni commerciali riconducibili a società create ad hoc per dissimulare gli illeciti traffici. In carcere sono così finite Fabrizio Barbati, 33 anni, Raffaele Barca, 52 anni, Fernando Chirico, 49 anni, Virgilio Chirico, 50 anni, Jairo Heli Cubides Monsalve, 68 anni, Antonio De Masi, 65 anni, Adriano Manca e Maurizio Manca, entrambi 43enni, e Luigi Nocera, 48 anni. Obbligo di dimora, invece, per Alessandro Basile, 48 anni, e Pietro Carpinelli, 42 anni. L’accusa più grave è quella spiccata a carico di Barbati, originario di Soccavo, Barca, Chirico, De Masi e dei fratelli stabiesi Manca: tutti devono infatti rispondere di associazione per delinquere finalizzata al traffico internazionale di stupefacenti.

Nel dettaglio, Barbati, in qualità di capo e promotore, si sarebbe occupato di realizzare e concludere le trattative in Colombia e Panama per l’acquisto e la distribuzione delle partite di cocaina; Barca avrebbe finanziato personalmente e reclutato altri finanziatori per l’acquisto della droga; Adriano Manca e Maurizio Manca, nel ruolo di sottocapi, avrebbero reclutato finanziatori e avrebbero gestito la successiva distribuzione delle partite di cocaina; Masi, oltre a finanziari gli acquisti in Sud America, avrebbe anche dato la disponibilità di società al fine di celare le importazioni di cocaina con carichi di fertilizzante organico; lo stesso incarico sarebbe stato poi ricoperto da Chirico, imprenditore invece attivo nel settore del caffè. L’affare sarebbe andato avanti ininterrottamente dall’ottobre 2019 al marzo 2021.

Un lungo arco temporale, durante il quale gli investigatori del Gico hanno costantemente monitorato, grazie a una fitta attività di intercettazione di telefonate e chat, le attività della holding di narcotrafficanti, che in almeno un’occasione aveva importato oltre venti chili di cocaina.

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