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Fendenti a Marechiaro, il rampollo alla sbarra

Fendenti a Marechiaro, il rampollo alla sbarra

NAPOLI. Botte e fendenti allo Scoglione di Marechiaro, l’inchiesta sulla sanguinosa rissa consumatasi lo scorso 15 maggio arriva al primo bivio giudiziario. Due dei minorenni coinvolti nella vicenda, tra cui il figlio del ras ergastolano del clan Lo Russo, saranno processati con il rito abbreviato. Il giudice del tribunale dei Minorenni ha invece deciso di offrire una “seconda possibilità” agli altri due ragazzini finiti sotto inchiesta, concedendo loro la messa alla prova, terminata la quale con esito positivo il reato sarà considerato estinto.

Nessun processo, dunque, per A.D.L., difeso dall’avvocato Paolo Romagnuolo, il 16enne di Materdei che nella rissa avvenuta a Posillipo aveva tra l’altro riportato le conseguenze fisiche più gravi. Concluse le indagini preliminari, a settembre il sostituto procuratore Emilia Galante Sorrentino aveva avanzato al gip Paola Brunese la richiesta di giudizio immediato: istanza che il giudice ha prontamente accolto e era stata notificata ai quattro ragazzini. Tutti sono accusati del reato di rissa aggravata. Stando a quanto emerso dall’inchiesta, la lite sarebbe scaturita da un precedente alterco consumatosi sui social e che pochi giorni prima aveva visto protagonisti il 18enne Luca Guida e il 16enne Gennaro S.

I due, incontratisi poi il 15 maggio nella zona dello Scoglione di Marechiaro, a Posillipo, sarebbero quindi passati dalle parole ai fatti. Nella lite, che ha visto loro due inizialmente protagonisti, il primo ha riportato un trauma cranico e diverse contusioni, mentre il secondo ha rimediato una lesione all’orecchio, letteralmente strappato a morsi dal rivale.

Nella colluttazione si sarebbe però inserito anche il 16enne imparentato con i Lo Russo, che, armato di coltello, avrebbe prima ferito all’addome e al torace Luigi U. e subito dopo avrebbe centrato allo stomaco il 16enne di Materdei Antonio D.L.: proprio quest’ultimo ragazzino è stato quello che ha riportato le conseguenze fisiche più gravi, con l’eviscerazione del colon e una serie lesione al fegato. Della vicenda di Antonio il nostro giornale si era già occupato raccontando le perplessità dei familiari e del suo legale, l’avvocato Romagnuolo, i quali hanno sostenuto a gran voce l’estraneità del ragazzino rispetto alla vicenda. Per Antonio e Luigi l’incubo potrebbe però essere finalmente terminato.

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