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14 Novembre 2022 - 17:06
CASERTA. «Voglio giustizia per l’assassinio di mio fratello Giovanni, ucciso da un uomo violento che probabilmente, grazie ad una giustizia dalle maglie larghe, potrebbe tornare presto in libertà». È lo sfogo di Rosita Maione (nella foto), sorella minore di Giovanni Maione, dopo aver saputo della decisione del Gip del tribunale di Benevento, Maria Di Carlo, che aveva rigettato (con un respiro di sollievo dei familiari che si sono costituiti parte civile) la richiesta di patteggiamento avanzata dal noto penalista partenopeo Sergio Cola, difensore di fiducia del trentaseienne Carmine Mauro, già sottoposto in regime di arresti domiciliari, nonostante l’accusa di aver causato la morte di Giovanni Maione.
Era il sette novembre del 2021, quando, secondo l’ipotesi accusatoria, per futili ed incomprensibili motivi, il camionista di San Felice a Cancello, nel Casertano, Giovanni Maione, venne pesantemente pestato, sotto gli occhi di due testimoni (due dipendenti dell’area di servizio) dal 36enne Carmine Mauro, un giovane del posto, tra l’altro conoscente della stessa vittima. Sempre secondo la ricostruzione dell’ipotesi accusatoria, Carmine Mauro avrebbe prima colpito la vittima con un bicchiere, poi con una pesante testata al volto ed infine con un pesante colpo contundente.
Qual sarebbe stato il movente, nessuno è stato mai in grado di comprenderlo. A distanza di meno di un mese, il 15 dicembre, Giovanni Maione morì. Dai successivi accertamenti tecnici, ossia dall’autopsia, la causa del decesso venne attribuita all’aggressione. I carabinieri iniziarono un’attività d’indagine. La Procura aprì un fascicolo indagando Carmine Mauro per omicidio preterintenzionale.
L’arresto avvenne alcuni giorni dopo. Dopo un breve periodo di tempo, senza che l’indagato abbia chiesto scusa ai familiari della vittima, né abbia mostrato segni di ravvedimento, lo stesso ha potuto beneficiare degli arresti domiciliari ed il suo legale oltre a richiedere il rito abbreviato (senza sentire i testimoni, ma solo sugli atti d’indagine), ha richiesto il patteggiamento. «Desidero giustizia per mio fratello, un uomo buono ed altruista sempre disponibile ad aiutare gli ultimi - racconta con le lacrime agli occhi la sorella Rosita - e desidero che il suo assassino venga condannato alla giusta pena»
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