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Il narcos Carbone già estradato in Italia

Il narcos Carbone già estradato in Italia

Accusato dal pentito Andrea Lollo, è ritenuto l’alter ego del broker Imperiale. L’ex primula rossa dovrà scontare 20 anni

NAPOLI. A Dubai Bruno Carbone era stato localizzato da tempo e i carabinieri del Nucleo investigativo di Napoli che lo seguivano da quattro anni avevano perfino individuato il suo cane, registrato all’anagrafe locale degli animali a quattro  zampe.  Ma  quando  fu  estradato l’amico e collega di malaffare Raffaele Imperiale, il 45enne narcos internazionale originario di Giugliano capì che negli Emirati Arabi non c’era più aria buona per lui e andò via, trasferendosi in Turchia.

Dove, non si sa precisamente quando e nemmeno c’è certezza sul luogo, è stato arrestato dalle autorità di polizia locali e consegnato all’Italia. Cosicché ieri mattina è sbarcato all’aeroporto di Roma Ciampino, atteso dai poliziotti della Squadra mobile della questura, dai militari dell’Arma e dai finanzieri del Gico. Ora è nel carcere di Rebibbia ma sarà trasferito a Napoli: su di lui pende un ordine di carcerazione a 20 anni per una condanna definitiva e una misura cautelare per associazione finalizzata al traffico internazionale di stupefacenti chiesta e ottenuta dalla procura antimafia partenopea. Una vita da broker della droga al servizio dei clan, ma senza mai essere organico a nessuno in particolare. 

Un  pezzo  da  novanta  del narcotraffico internazionale: ecco chi è Bruno Carbone, che per anni avrebbe rifornito di droga gruppi malavitosi importanti del Napoletano, dai Nuvoletta ai Ciccarelli di Parco Verde, fino al rione Traiano. Per anni ha gestito l’attività illecita da una base in Olanda, grazie ai rapporti con i fornitori colombiani. Poi, ma per adesso è soltanto un’ipotesi, avrebbe guardato con interessi ad altri mercati della droga seguendo rotte che partirebbero dalla Siria saltando i porti tradizionali europei. Da ciò deriverebbe  il  trasferimento  in  Turchia, dove sarebbe stato arrestato forse anche grazie ai servizi segreti.

La latitanza di Bruno Carbone iniziò dopo la condanna a 20 anni di reclusione per traffico internazionale di stupefacenti lungo la rotta Spagna NapoliCatania. Fu il collaboratore di giustizia Andrea Lollo, ex broker della droga, a svelare la base olandese che il 45enne giuglianese avrebbe usato in una prima fase: «Un parente di Carbone mi disse che dopo il Natale del 2014 avrei potuto raggiungerlo nel suo covo in Olanda», raccontò il pentito in una deposizione.

A Dubai erano stati localizzati, poco prima di lui altri due elementi di primo piano della criminalità campana: l’altro broker della camorra Raffaele Imperiale, considerato uno tra i più importanti narcos del mondo, divenuto famoso perché nella sua villa furono trovati due dipinti di Van Gogh rubati  nel  2002  ad  Amsterdam,  e Raffaele Mauriello, “’o chiatto”, esponente di spicco degli AmatoPagano. Carbone fu protagonista involontario di un giallo tra Napoli e Dubai. Il 20 dicembre 2019 fu arrestato all’aeroporto degli Emirati Arabi, proveniente da Panama, un incensurato di Marano scambiato per lui che girava con il suo passaporto, invece ritenuto falso. Solo grazie alle impronte digitali di entrambi, inviate dalla Dda, fu chiaro l’errore.

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