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Rivolta in carcere, 56 indagati

Rivolta in carcere, 56 indagati

L’inferno a Poggioreale durante il lockdown, sprint della Procura: rischiano i ras dei Mazzarella e dei Gionta

NAPOLI. In poche ore avevano fatto diventare il carcere di Poggioreale un inferno in terra. Nel pieno del primo lockdowon il Governo aveva varato una serie di durissime misure per contrastare l’avanzata del Coronavirus e in questa campagna di contenimento dell’infezione sarebbero rientrati a pieno titolo anche i detenuti. Lo stop ai colloqui in presenza con i familiari non era però andato giù ai ristretti della casa circondariale “Giuseppe Salvia” e così l’8 marzo del 2020 all’interno dell’istituto detentivo è scoppiato il finimondo: detenuti in rivolta, suppellettili distrutte o addirittura incendiate, così come interi padiglioni, e diversi agenti di polizia penitenziaria minacciati di morte da esponenti della criminalità organizzata.

Ebbene, dopo due anni di indagini, la Procura ha chiesto e ottenuto la fissazione dell’udienza preliminare, che sarà celebrata a gennaio e che vedrà alla sbarra ben 56 indagati. Dalla lettura del dispositivo emerge infatti la caratura criminale dei “sospettati”, alcuni dei quali ritenuti dagli inquirenti esponenti di spicco dei clan Mazzarella e Gionta; non mancano poi le nuove leve della malavita di Secondigliano e Scampia, ma anche alcuni extracomunitari.

Questo, nel dettaglio, l’elenco degli indagati che rischiano adesso il rinvio a giudizio: Vincenzo Pellegrino, Mauro Del Buono, Vincenzo Di Costanzo, Vincenzo Annunziata, Umberto Mastronzo, Aldo Frola, Francesco Ricci, Vincenzo Ruggiero, Giancarlo D’Angelo, Stefano Coronella, Carlo Izzo, Alfredo Confuorto, Francesco Perez, Nunzio Amato, Lorenzo Conò, Riccardo Conte, Cristian De Angelis, Luigi De Felice, Mario Fascia, Paolo Morello, Giuseppe Morello, Vincenzo Trotta, Giovanni Vinciguerra, Raffaele Chirico, Mario Criscuolo, Giuseppe Esposito, Giovanni Paladini, Danilo Ciccarelli, Alfonso Lanna, Nicola Perna, Francesco Cangiano, Antonio Capocelli, Antonio Palumbo, Salvatore Palumbo, Giuseppe Di Bonito, Vincenzo Boccamino, Luigi Gitano, Pietro Giorgio Lago, Raffaele Liguori, Gennaro Ruocco, Pasquale Troise, Raffaele Pavia, Sabino Edificante, Tommaso Caporimmo, Cesare Di Domenico, Giuliano Panico, Meritan Tasha, Vincenzo Maraglino, Francesco De Matteo, Andrea Belladonna, Davide Accardo, Salvatore Sepe, Domenico Iavarone, Carmine D’Alpino, Hakim Boulakhroufandi e Mohamed Oudouid.

Gli indagati devono a vario titolo rispondere minacce e resistenza a pubblico ufficiale e danneggiamento di beni della pubblica amministrazione. Toccherà adesso al collegio difensivo (avvocati Giuseppe Milazzo, Immacolata Romano, Claudio Davino, Luigi Poziello Lumeno Dell’Orfano e Dario Cuomo) intavolare la strategia da portare avanti in vista dell’udienza preliminare, calendarizzata per l’11 gennaio, e soprattutto nell’ottica dell’eventuale rinvio a giudizio. In questo caso gran parte degli imputati dovrebbe comunque optare per il rito abbreviato, scelta pressoché obbligata per puntare a uno sconto di pena in caso di condanna. Al netto dei futuri esiti giudiziari, sembra comunque essere arrivata finalmente la svolta su una delle pagine più nere di Poggioreale.

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