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21 Novembre 2022 - 07:45
NAPOLI. Secondo la ricostruzione della Procura di Vallo della Lucania, avevano messo in piedi un ingente giro di spaccio di droga tra Scampia e i comuni del Cilento. Con la tecnica della staffetta avevano compiuto decine di “consegne”, ma il prolifico affare criminale era stato disarticolato a marzo con un blitz nel quale erano rimaste coinvolte tredici persone. La permanenza in cella di Mario Venosa (nella foto) e Amerigo Antonio Sigillo, rispettivamente figlio e genero del ras del Lotto P di Scampia Giovanni Venosa “capa chiatta”, è però durata molto meno del previsto. Non solo, al termine del processo di primo grado celebrato con la formula del rito abbreviato i due giovani pusher sono riusciti a cavarsela con pene minime. Entrambi assistiti dall’avvocato Luca Mottola, Venosa junior e Sigillo sono stati condannati dal gip del tribunale di Vallo della Lucania a 2 anni e 7 mesi e 2 anni e 2 mesi. La Procura aveva invece invocato 4 anni di reclusione per ciascuno dei due imputati: il primo rispondeva di dieci episodi di spaccio, mentre il secondo di sette cessioni. I colpi di scena non sono però finiti qui. Venosa e Sigillo, che già nei mesi scorsi avevano ottenuto i domiciliari (misura poi revocata al secondo, autore di diverse evasioni), hanno anche ottenuto la completa scarcerazione: il giudice ha infatti imposto ai due spacciatori il ben più mite obbligo quotidiano di presentazione alla polizia giudiziaria. Insomma, rischiavano di andare incontro a una sonora stangata e invece sono riusciti a cavarsela con una “pacca sulla spalla” o quasi. Dopo l’arresto Venosa e Sigillo avevano subito ammesso le proprie responsabilità e così il gip, nonostante il parere contrario del pubblico ministero, aveva trasformato la custodia cautelare in carcere negli arresti domiciliari. Quindi Mario Venosa, 22enne, e Amerigo Antonio Sigillo, 21enne, di Scampia, rispettivamente figlio e genero del più conosciuto Giovanni Venosa detto “capa chiatta” di Scampia (del tutto estraneo alla vicenda) dopo poche settimane erano tornati a casa. Erano stati ammanettati nel corso del blitz che portò in carcere il 3 marzo scorso 13 componenti di un gruppo di trafficanti droga in azione nel Salernitano con agganci a Napoli.
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