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21 Novembre 2022 - 14:31
Avvistata nel Golfo di Napoli, dopo ben 94 anni, la gazza marina, nome scientifico Alca torda. Questa mattina, infatti, l'ornitologo Rosario Balestrieri della Stazione Zoologica Anton Dohrn ha documentato la presenza della specie nei pressi del lungomare di Mergellina a seguito della segnalazione effettuata ieri, verso il tramonto, dall'istruttore di vela della Lega Navale di Napoli Pino Esposito, che aveva notato un uccello marino diverso da quelli comunemente osservati.
La gazza marina è un uccello di abitudini pelagiche che nidifica sulle coste e sulle isole dell'Europa nord-occidentale, Groenlandia e America nord-orientale, di norma su alte scogliere a picco sul mare. In inverno si allontana dalla costa e si disperde nell'Atlantico settentrionale giungendo a sud fino alle Canarie ed entrando nel Mediterraneo occidentale. In Italia si osserva con una certa regolarità nel Mar Ligure, soprattutto da fine novembre ad inizio marzo.
Nel Golfo di Napoli invece la specie era segnalata con una certa frequenza fra la fine del 1800 e l'inizio del 1900, ma non ce ne sono più state tracce fino ad oggi. Risalgono al 1928 le ultime due segnalazioni per il Golfo di Napoli: due femmine abbattute, una il 21 e l'altra il 26 gennaio, oggi conservate presso il Museo Ornitologico ''Ferrante Foschi'' a Forlì.
In questi ultimi giorni si stanno susseguendo numerose osservazioni di gazza marina nei mari italiani (circa 15 individui visti ieri nel Mar Ligure, altri 3 nel Tirreno e ancora in Sardegna del sud). È molto complesso interpretare le dinamiche che determinano gli spostamenti degli uccelli marino-pelagici, in quanto questi sono indotti da variabili non sempre semplici da decifrare sul momento, come le condizioni meteo-climatiche e la disponibilità e distribuzione della risorsa ittica di cui si nutrono.
Un interessante studio del 2019, pubblicato sulla rivista scientifica ''Movement Ecology'', mostra come le gazze marine in caso di scarsa quantità di cibo nelle aree di svernamento abituali, cercano nuove risorse trofiche spostandosi più a sud. Negli ultimi anni ci sono stati vari segnali d'allarme lanciati da chi studia gli uccelli marini, come la moria di oltre 8000 urie per denutrizione in Alaska nel 2016 (l'uria è una specie molto simile alla gazza marina).
«Il mare e gli oceani - spiega l'ornitologo Balestrieri - sono sempre più a rischio a causa delle attività umane, dell'emergenza climatica, gli inquinanti, come la plastica, il depauperamento della fauna ittica, solo per citare alcuni dei problemi che si riflettono sull'intero ecosistema di cui noi stessi facciamo parte. Gli uccelli pelagici ittiofagi sono una delle componenti del sistema mare che possiamo monitorare senza immergerci: dalla loro presenza, distribuzione e successo riproduttivo, possiamo dedurre numerose informazioni utili per individuare le criticità e provare a cercare soluzioni per mitigarle con specifiche azioni di conservazione, che gioverebbero all'intero ecosistema marino e a chi ne fruisce».
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