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Caro bollette, Don Battaglia in campo con i panificatori

Caro bollette, Don Battaglia in campo con i panificatori

«Non facciamo del pane il simbolo della morte»: è l'appello dell'arcivescovo di Napoli, Mimmo Battaglia, che ieri mattina ha ricevuto una delegazione UnipanConfcommercio discutendo della crisi del settore generata dal caro bollette. Per l’arcivescovo «ridare fiato a un settore segno di riconoscimento di ogni popolo e di ogni cultura, non solo è una necessità ma un dovere». Tra aumento delle bollette e rincari delle materie prime, il rischio è di «effetti devastanti sul comparto. Faccio appello - dice Battaglia - a tutte le istituzioni perché si sentano chiamate a dare e a fare di più, a rendere migliori e più efficaci gli attuali strumenti legislativi perché in assenza di aiuti concreti alle imprese o di interventi lineari e strutturali finalizzati a limitare l’impatto negativo della crisi energetica, si rischia di perdere numerosissime imprese di tutto il settore della panificazione che potrebbero chiudere senza essere sostituite da nuove aziende, con una perdita di centinaia di posti di lavoro».

Le misure fin qui varate, per Battaglia, «non tengono conto che, comunque, si stanno caricando le imprese di nuovi debiti a cui non potranno far fronte nei prossimi mesi. E l’indebitamento è cibo quotidiano per la criminalità organizzata che naviga nelle acque inquinate dell’usura e del riciclo. Come Chiesa faremo la nostra parte», assicura l’arcivescovo ricordando però alle istituzioni che «è tempo di agire, subito». Parole agghiaccianti quelle pronunciate da don Battaglia dopo aver ascoltato la delegazione Unipan-Confcommercio, guidata dal presidente regionale Domenico Filosa, ricevuta dall’arcivescovo. L'incontro era stato richiesto dall'Unipan-Confcommercio per illustrare a don Mimmo lo stato di grave disagio dei panificatori, che non riescono più a far fronte agli aumenti del costo dell’energia e delle materie prime, e delle conseguenze sociali che tale crisi può innescare.

Il prezzo del pane in Campania è ancora il più basso in Italia, tra 2 euro e 50 centesimi e 3 euro al chilo, mentre al centro-nord si vende già a 6-6,5 al chilo. Purtroppo i panificatori a questi prezzi non riescono più a coprire i costi di produzione, per cui, senza un deciso intervento di sostegno diretto alle aziende della panificazione, ulteriori aumenti saranno inevitabili. Un rincaro del prezzo del pane avrebbe però un costo sociale altissimo, perché in Campania il pane costituisce ancora un elemento basilare della dieta quotidiana, soprattutto per i meno abbienti, con un consumo pro capite che è il più alto d’Italia ed il doppio del Nord.

Attualmente in Campania operano 5mila panificatori con 30mila addetti, la metà di questi potrebbe sospendere o chiudere l’attività dopo Natale senza un sostegno immediato. L’unica alternativa per sopravvivere, hanno detto, è quella di portare il prezzo del pane ai livelli del Nord, ma il costo sociale sarebbe devastante. I sostegni messi in campo da Governo (crediti d'imposta) e Regione (contributo parziale una tantum) sono assolutamente insufficienti. Occorre un intervento mirato e specifico. hanno aggiunto, per il settore della panificazione, che è una delle eccellenze produttive della Campania. L’arcivescovo ha fatto sue le angosce dei panificatori rivolgendosi direttamente e immediatamente al Governo prima che sia troppo tardi.

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