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Dottrina sociale: in 100 impegnati per la città. Assenti le associazioni

Dottrina sociale: in 100 impegnati per la città. Assenti le associazioni

Castellammare di Stabia. L’esercito dei cattolici attivi riuniti nella Parrocchia del Buon Pastore. Spariti i politici dal ciclo di incontri aperti dal Vescovo Alfano. La proposta dei giovani: ridateci l'orgoglio della nostra storia

CASTELLAMMARE DI STABIA. Avevano risposto in massa alla prima “chiamata” del Vescovo e dei parroci di Castellammare di Stabia, per rimboccarsi le maniche e cominciare ad agire nel concreto per risollevare le sorti della città. Si erano presentati politici e associazioni, mescolatisi ai “buoni cristiani” che già si adoperano in silenzio al servizio delle attività delle parrocchie locali. Ma, all’appuntamento successivo, che si è svolto ieri, sono spariti subito: politici e associazioni. Sono rimasti “da soli” (ma non in pochi) i cittadini “di buona volontà” disponibili a impegnarsi davvero per Castellammare. Politici e associazioni, molto presenti sui social e quando c’è da parlare ad un microfono, hanno capito che non c’era un ritorno politico o d’immagine per loro e bisognava davvero “fare qualcosa” gratuitamente per la città. Quindi, se la sono squagliata. Gli stabiesi sono tutti concordi: «questa terra ha infinite potenzialità, ma siamo nel completo degrado e, soprattutto, siamo abbandonati». Lunedì sera, nelle sale della Chiesa di periferia del “Buon Pastore”, quindi, c’erano cento persone ad affrontare questo avvilimento che pervade i cittadini di Castellammare di Stabia. Si sono divisi in gruppi di lavoro da 10 e, senza alcuna velleità di mettersi in mostra, hanno ragionato sui problemi della popolazione. Poi, un rappresentante-animatore di ciascun gruppo ha esposto all’intera platea le idee emerse. Erano due le domande alle quali dare risposta: “Quale grido della Città colpisce di più la tua sensibilità?” e “Quali processi mettere in atto per promuovere una cultura dell’incontro?”. Alla prima domanda sono state molte le risposte emerse: la fuga dei giovani che cercano lavoro; l’abbandono delle periferie alla scarsa illuminazione e degrado diffuso; l’assenza di strutture sportive - non a pagamento - per famiglie che non si possono permettere esose scuole calcio o palestre private; centri di aggregazione per persone sole e anziani; mancanza di ascolto da parte delle istituzioni; paura per la scarsa sicurezza; grave assenza di senso civico. La sintesi brillante è venuta da una donna: «A Castellammare abbiamo tutto, ma non abbiamo più il resto di niente. E ora che si sono venduti anche un tratto di costa, con il Porto di Marina di Stabia diventato Porto di Pompei e i biscotti di Castellammare che prenderanno il nome di “biscotti di Positano”, manca solo che vendiamo San Catello, il nostro patrono, al miglior offerente». Quindi, la risposta alla seconda domanda, che puntava a proporre soluzioni alle emergenze elencate, ha trovato la migliore espressione nella sintesi espressa da Gabriele, un 19enne dello staff degli organizzatori dell’incontro, che ha proposto di diffondere tra i più giovani la conoscenza delle radici storiche della città per far nascere nelle nuove generazioni l’orgoglio di appartenenza a una popolazione caduta ormai nel disinterese e nell’egocentrismo per troppa sfiducia. «Solo così - ha detto Gabriele - noi giovani possiamo riappropriarci delle motivazioni per restare e non scappare, rendendoci protagonisti del futuro». L’arcivescovo monsignor Francesco Alfano ha concluso affermando: «Non ci aspettiamo un intervento messianico. Per andare avanti occorre una presa di responsabilità da parte di ciascuno di noi». La serata era stata animata dal professor don Giuseppe Guglielmi. Il vicario, don Salvatore Abagnale, ha dato avviso del prossimo appuntamento che si terrà negli stessi locali il 12 dicembre ore 19, con l’intervento del sindaco di Bacoli, Josi Della Ragione, che porterà la sua testimonianza.

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