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25 Novembre 2022 - 19:10
Sono più di 400 le donne che sono state accolte quest'anno dai Centri Antiviolenza (Cav) del Comune di Napoli. Il dato è stato comunicato oggi pomeriggio, presso la Sala Giunta di Palazzo San Giacomo, in un appuntamento a cui hanno partecipato le associazioni operanti sul territorio e l'assessore comunale con delega alle Pari opportunità. Emanuela Ferrante.
«È stato un momento di riflessione, di condivisione e di confronto tra enti ed associazioni per delineare il percorso e le azioni di un piano strategico trasversale che veda tutti coinvolti nella battaglia contro ogni forma di violenza di genere ed uniti nello sforzo di accompagnare le donne verso una condizione di autonomia e di dignità - spiega Ferrante -. Più di 400 donne in 12 mesi significa più di una donna che denuncia al giorno - prosegue - ed il numero di quelle che vengono a denunciare ed a chiedere aiuto è comunque molto inferiore rispetto a quelle che ne avrebbero realmente bisogno. Il dato è davvero sconfortante e quindi dobbiamo mettere in atto una strategia che possa essere molto più incisiva e che passa sicuramente dai nostri ragazzi che devono sapere quello che accade in un Paese che dovrebbe essere civile ma che evidentemente, guardando questi numeri, non lo è».
Fa da eco Rosa Di Matteo, coordinatrice dei Centri Antiviolenza di Napoli, che aggiunge: «Dopo due anni di chiusura a causa della pandemia, in circa un anno di lavoro abbiamo accolto 406 donne e c'è poi un altro centro di accreditato che lavora su Scampia che ha accolto 48 donne. Si tratta di un dato molto preoccupante, le donne che arrivano ai Cav sono per lo più disoccupate e il dato che sconforta di più è che ci sono 650 figli di cui il 60% sono minorenni. Abbiamo quindi una grossa fascia della violenza cosiddetta “assistita" che richiede l'attenzione nostra e delle istituzioni. C'è bisogno che i centri antiviolenza lavorino con continuità, i dati dimostrano che sono enti centrali nel contrasto alla violenza, il luogo in cui si acquisisce consapevolezza della condizione in cui si vive. É fondamentale quindi - chiosa Di Matteo - che non chiudano e che le donne sappiamo che ci sono posti sicuri dove poter andare».
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