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Scissionisti del clan Moccia, fuori il ras

Scissionisti del clan Moccia, fuori il ras

NAPOLI. A suon di bombe aveva dichiarato guerra ai massimi vertici del clan Moccia e nel giro di poco tempo era riuscito a mettere in piedi una cosca tutta sua e in grado di tenere sotto scacco l’intero comune di Casoria. Una micidiale scalata che Renato Tortora “’o curt” ha però pagato prima con le manette e poi con una condanna in appello a dodici anni: pena comunque oggetto di una forte riduzione rispetto al giudizio di primo grado, quando di anni di carcere ne aveva incassati ben diciotto. La permanenza dell’emergente boss dietro le sbarre è però durata molto meno del previsto. Affetto da una seria forma di schizofrenia, il 48enne capozona di Casoria ieri mattina ha ottenuto a sorpresa gli arresti domiciliari in una comunità per pazienti psichiatrici. Renato Tortora ha dunque lasciato il penitenziario di Ascoli Piceno, per continuare a scontare la pena in una struttura del Casertano. Determinante ai fini della decisione della Corte d’appello di Napoli è stata la doppia istanza presentata dai difensori di “’o curt”, gli avvocati Sergio Lino Morra e Dario Carmine Procentese. In un primo momento il consulente del tribunale aveva demandato al Dap l’individuazione di una struttura carceraria adeguata al trattamento della patologia del boss: la ricerca si è però conclusa in un nulla di fatto. La svolta è dunque arrivata con la seconda istanza, in seguito alla quale è stato il consulente stesso a indicare la comunità che avrebbe potuto ospitare e curare Tortora. Già ieri mattina il 48enne ras ha così potuto lasciare il carcere di Ascoli Piceno. C’è però una circostanza piuttosto singolare, evidentemente ritenuta non rilevate dal tribunale: alcuni mesi fa il collaboratore di giustizia Lucio Caputo, estorsore e fedelissimo di Tortora, aveva rivelato agli inquirenti che il ras nel corso di un incontro gli aveva rivelato che avrebbe fatto di tutto per rimanere in galera il meno possibile , anche fingersi pazzo. Caputo non è stato l’unico pentito a parlare di Renato Tortora. In tempi recenti ci aveva già pensato Luigi Migliozzi, che riempendo decine di verbali ha descritto la scissione di cui “’o curt” si è reso protagonista dal 2015: «Con “Pierino” (Pietro Iodice, ndr) sono rimasti Vincenzo De Pompeis, omissis, Amilcare Cervo, omissis. Contro “Pierino” si sono messi tutti gli altri, capeggiati da Renato Tortora. A novembre era stato arrestato Vincenzo “’a lupara”, pertanto Renato disse che dovevamo approfittare dell’arresto di “’a lupara” e di Ciro Contini per dare addosso a “Pierino”. Aggiungo che tutti i soldi della droga raccolti il 25 novembre li abbiamo portati a Renato Tortora». E ancora: ««In definitiva “Pierino” ne è uscito sconfitto e si è chiuso in casa. Poi a febbraio è stato arrestato. A quel punto Renato ha preso il totale controllo di Casoria. Io ho continuato a occuparmi di estorsioni e di droga, fino a quando sono stato arrestato nel settembre del 2019». Una scalata criminale per la quale Tortora, difeso dagli avvocati Procentese e Morra, è riuscito a cavarsela con 12 anni di reclusione.

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