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30 Novembre 2022 - 09:54
Un gruppo di sette persone avrebbe minacciato di rapire anche un minorenne per indurre il pentito Schisa a ritrattare
NAPOLI. Un gruppo di sette persone avrebbe minacciato persino di rapire un minorenne per indurre il pentito Tommaso Schisa a ritrattare le dichiarazioni già rese ai pm antimafia. Ma di fronte all’impossibilità dei familiari a far cambiare idea all’allora neo collaboratore di giustizia, per la volontà di quest’ultimo, partirono minacce se possibile ancora più gravi: «Meriti di finire in un pilastro di cemento. Ma non ti preoccupare, ci vediamo tutti domani mattina e ti ammazziamo». Il bersaglio delle intimidazioni era in particolare il compagno di una congiunta del pentito, ma anche la moglie di Tommaso Schisa passò brutti quarti d’ora in quel periodo. Ma la Procura antimafia (ferma restando la presunzione d’innocenza fino all’eventuale condanna definitiva) ha ricostruito la vicenda e devono rispondere del reato Gabriella Onesto (nella foto), Enza De Stefano, Fortuna Ercolano, Maria Lazzaro, Antonio Morino, Michele Minichini e Luigi Crisai. Quest’ultimo era detenuto nel carcere di Secondigliano e il 30 settembre 2019 e avvicinò Tommaso Schisa per conto di Minichini “’o tiger”, suggerendogli di «ritrattare», di «pensare alla famiglia». Nel contempo l’emissario del clan lo rassicurò sul fatto che se avesse annullato tutto «le sue precedenti azioni non avrebbero avuto conseguenza». Nella notte tra l11 e il 12 ottobre 2019, sempre secondo la ricostruzione della pubblica accusa, Gabriella Onesto, Enza De Stefano, Fortuna Ercolano e Maria Lazzaro, dopo aver affermato di non essere “femmine normali” ma “le padrone di Ponticelli”, minacciarono la coppia di congiunti di Tommaso Schisa costringendoli a lasciare l’appartamento in cui vivevano, in località Pontecitra a Marigliano. La donna fu addirittura costretta a recarsi in carcere per indurre il collaboratore di giustizia a ritrattare.
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