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09 Dicembre 2022 - 09:28
Oggi convalida dei fermi eseguiti martedì sera. Dalle intercettazioni emergerebbe il controllo illegale su più di mezza Napoli
NAPOLI. Confessioni involontarie. Così si possono definire le intercettazioni ambientali che hanno contributo al fermo dei 2 cugini Mazzarella, Ciro (di Gennaro) e Michele (fu Vincenzo), in carcere da martedì sera insieme all’altro ras parente Salvatore Barile detto “Totoriello”.
La cimice ha avuto il suo peso nel provvedimento restrittivo, scattato però in considerazione del pericolo di fuga degli indagati e per evitare possibili tensioni tra Forcella e il Mercato derivanti da scarcerazioni eccellenti. Nonostante la duratura tregua in atto e qualche affare in comune tra singoli esponenti, il rischio di nuove guerre con l’Alleanza di Secondigliano è sempre dietro l’angolo. Dal loro luogo d’incontro (secondo l’accusa e ferma restando la presunzione d’innocenza dei 3 indagati fino all’eventuale condanna definitiva) Michele e Ciro Mazzarella e Salvatore Barile controllavano gli affari illeciti in più di mezza città e in diversi comuni della provincia.
Le richieste estorsive fioccavano con poche eccezioni. I 2 cugini e “Totoriello”, anche egli parente dei Mazzarella, sono accusati di associazione di tipo mafioso per aver “promosso, organizzato e partecipato al cartello criminale” radicato e considerato “egemone” a Forcella, Maddalena, San Giovanni a Teduccio, Connolo, Case Nuove, Mercato, Porta Nolana, San Gaetano e nei comuni di San Giorgio a Cremano, Portici, Pomigliano e Somma Vesuviana. In particolare, “Totoriello” e Michele risultano presunti autori di diversi episodi estorsivi commessi contro altri pregiudicati costretti a pagare una quota estorsiva al clan per lo svolgimento delle attività illecite nei territori di loro "competenza criminale": il “pizzo” ai negozi. A fermare Michele Mazzarella sono stati gli agenti della Polfer di Genova, impiegati in uno dei consueti servizi di scorta viaggiatori a bordo di un treno.
Hanno individuato il “sospetto” in prossimità della stazione ferroviaria di Pisa e una volta identificato hanno avvertito la Squadra mobile, facendolo scendere in stazione per approfondire gli accertamenti. Il 44enne marito di Marianna Giuliano era in viaggio verso il nord e poi avrebbe lasciato l'Italia per raggiungere via Francia la Germania, dove ha degli appoggi. Ora il ras è rinchiuso nel carcere Don Bosco di Pisa. “Prima o poi doveva accadere”, avrebbe invece detto Salvatore Barile quando i poliziotti lo hanno bloccato e ammanettato sotto casa.
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