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16 Dicembre 2022 - 19:00
Il Giudice delle indagini preliminari presso il Tribunale di Napoli Della Ragione, condividendo le tesi giuridiche illustrate dagli avvocati Dario Vannetiello (nella foto) e Marco Campora, ha assolto dal delitto di associazione a delinquere di stampo mafioso il noto imprenditore Carmine Maisto, i suoi tre figli Antonio, Massimo e Francesco, Antonio Pirozzi, classe ‘72, nonché altri accusati del medesimo delitto nell’ambito di una vastissima inchiesta condotta dalla Direzione Distrettuale Antimafia.
Trattasi indubbiamente di uno dei processi più importanti degli ultimi decenni, se sol si pensi all’imponente sequestro avvenuto nel corso delle indagini ai danni di Carmine Maisto pari a ben 50 milioni di euro.
A rendere straordinaria l’inchiesta è il numero delle volte in cui sono stati chiamati a decidere il Tribunale del riesame di Napoli, ben 7 volte, e la Suprema Corte di Cassazione, ben 5 volte, tra misure personali e reali.
Trattasi di un unicum nel pur variegato panorama giudiziario italiano.
L’imprenditore Maisto, i suoi familiari, i tecnici delle sue aziende sono stati di fatto indagati per oltre un decennio, atteso che già nel lontano anno 2012 furono raggiunti da sequestri ed arresti.
All’esito della intensa battaglia giudiziaria appare innegabile che si è rivelata vincente la linea difensiva, la quale, nel corso del tempo, grazie alle decisioni assunte dal Tribunale del riesame di Napoli e dalla Suprema Corte di Cassazione ha annullato prima l’arresto, di Carmine Maisto, poi ha ottenuto il dissequestro di beni di ingentissimo valore tra cui società, beni immobili, hotel, autovetture di lusso, orologi e preziosi per poi, oggi, ottenere anche l’assoluzione dal reato di associazione a delinquere di stampo mafioso nonché dai reati di riciclaggio, autoriciclaggio e intestazione fittizia, reati per i quali il P.M. aveva invocato per Maisto la condanna a 12 anni di reclusione.
Le uniche ipotesi accusatorie che hanno trovato l’avallo della Autorità Giudiziaria sono stati tre distinti reati di bancarotta fraudolenta, illeciti per i quali va segnalato il giudice ha però escluso l’aggravante mafiosa.
Il verdetto di colpevolezza è intervenuto per soli 3 delitti di bancarotta fraudolenta ed è così rappresentato: esclusa l’aggravante mafiosa, condanna Maisto Carmine ad anni 2 e mesi 6, Maisto Antonio ad anni 2 e mesi 4, Maisto Francesco, Maisto Massimo, Pirozzi Antonio cl. 72, Carlino Raffaele, Gallucci Vincenzo e Pezone Anna alla pena di anni 2 e mesi 3 di reclusione.
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