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23 Dicembre 2022 - 07:35
NAPOLI. Se alla tradizione non vuoi rinunciare, quest’anno più soldi devi sborsare. Ma la quantità delle pietanze acquistate è la stessa se non minore. Per imbandire la tavola natalizia con i prodotti ittici e gli altri alimenti delle festività, il salasso è garantito. A confermarlo è il prezziario esposto soprattutto nei negozi di pescherie, nei negozi di surgelati e per altri termini anche per la frutta fresca e secca. Giuseppe (nella foto a sinistra) gestisce a Sangiovanniello rione situato nei pressi di piazza Ottocalli e non distante da Capodichino, la pescheria Forza Napoli. Il pescivendolo non può fare altro che confermare gli aumenti, trend peraltro costante oramai da parecchi anni. «Il salmone costa 16 euro al chilo, è aumentato almeno di un paio d’euro. Costa molto, così come costano tanto le alici che s’acquistano per farle marinate». Considerevole l’esborso anche per il polipo fresco da fare all’insalata arrivato a costare, aggiunge Giuseppe, «25 euro al chilo. Ma in realtà costava più o meno così già prima. Già dall’origine aumentano i prezzi, non è che li aumentiamo noi anche perché il ricavo nostro sulla vendita resta invariato, 4 euro al kg non di più per botteghe piccole come le nostre. Oramai è saltato tutto». Alla pescheria Forza Napoli oltre al salmone a 16 euro al kg, l’orata costa 12 euro al kg così come la spigola. Le alici hanno raggiunta i 9 euro al kg, i lupini 12 euro. Mandare avanti un’attività del genere è sempre più dura per l’aumento dei costi di produzione, delle bollette dell’energia e delle altre utenze. «Nel mese di novembre e agli inizi di dicembre abbiamo fatto molti sacrifici; vediamo come andrà dopo le feste perché come si dice a Napoli: “Dopo le feste fridd e famm’’» conclude amaro Giuseppe. Poco più avanti c’è il negozio di surgelati Freddolandia. A gestirlo è Mirco Riccio (nella foto a destra), una piccola star su Tik Tok dove raggiunge i clienti spesso più giovani. «Alici, papaccelle, frutta secca, baccala, è tutto aumentato» afferma Riccio. Per acquistare dalla sua attività commerciale un chilo di papaccelle ci vogliono 6,99 euro. Stesso prezzo per la giardiniera per fare l’insalata di rinforzo. Le olive condite costano 8,99 al kg, 7,99 al kg quelle bianche e nere. «Alcuni prodotti sono aumentati anche del 40- 50%, altri del 10-15% - ricorda Mirco - Il baccalà, preso dall’estero, è aumentato del 20-25% e ora costa 14 euro al chilo. Chi lo vende 10-12 euro non te lo sta vendendo di prima scelta. Le papacelle sono aumentate di 1,50 euro al chilo, anche qui le prendiamo dalla Sicilia fresche. Lo facciamo per soddisfare il più possibile i clienti, che oramai sanno che per mangiare gli alimenti natalizi devono spendere di più». Intanto i costi dell’energia hanno raggiunto vette inimmaginabili. «La corrente per il congelato, il trasporto la conservazione in frigo, è aumentata. Nella mia attività, di 30 metri quadrati, la bolletta mensile ha superato i 4mila euro in poco tempo. Nel giro di 6 mesi ho dovuto pagare in totale 10mila euro di corrente, così è dura. Tutti i commercianti dovrebbero unirsi per chiedere al governo di agire». Alla pescheria dei Vergini, al Rione Sanità, c’è il 22enne Carmine che lavora nell’attività insieme ai suoi genitori. «Le tradizioni vanno sempre avanti però oggi giorno c’è stato un aumento, non si sa se per colpa della guerra, con l’aumento della luce e della corrente. L’anno scorso il baccalà costava 10-12 euro al chilo, quest’anno arriva a costare 16 e anche 18 euro. Anche il capitone, e il polipo grande quest’anno costano 18 euro al chilo mentre i moscardini sono arrivati a 14 euro al chilo. Soprattutto chi vive con il reddito di cittadinanza o con la pensione minima - sottolinea Carmine - è dura comprare qualcosa da cucinare a Natale ed è complicato per noi sapere quanta merce acquistare dai fornitori perché potresti trovartela invenduta». Ma c’è una cosa che il giovane pescivendolo dei Vergini non può omettere: «I nostri fornitori sono furbi perché con un euro o 2 euro in più, sanno che tu comunque devi comprare per poi rivendere al cliente». E a godere del cibo di Natale, è sempre meno gente con la convivialità di fine anno oramai sempre più sbiadita.
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