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L’ordine del boss dal carcere: «Fingi di pentirti e scagionami»

L’ordine del boss dal carcere: «Fingi di pentirti e scagionami»

Duplice omicidio Amaro-Solimene, consegnate in Procura due lettere choc. Il ras Antonio Ciccarelli all’ex affiliato Vasapollo: «Ti darò da 5 a 10 mensili»

NAPOLI. «Per come la vedo io questo processo è molto delicato e se ci vogliamo salvare da tutta questa storia fatta di cattiverie c’è bisogno del tuo aiuto». Antonio Ciccarelli, boss e killer del Parco Verde di Caivano attualmente sotto inchiesta per gli agguati costati nel 2014 la vita a Gennaro Amaro ed Emilio Solimene, sapeva di rischiare grosso e per questo motivo avrebbe deciso di chiedere aiuto al fedelissimo, oltre che coindagato, Mariano Vasapollo, chiedendogli un gesto estremo: un finto pentimento finalizzato a sconfessare le precedenti accuse spiccate contro di lui dall’ex affiliato Antonio Cocci.

«Hai la mia parola, da 5 a 10 mensili non appena saremo liberi, basta che mi contatti e mi vedo tutto io. Tu per ora, se lo fai, accetta quello che ti diranno loro (lo Stato)», è stata la proposta choc del ras Ciccarelli. Quest’ultimo non aveva però messo in conto l’epilogo più inatteso. L’“amico” Vasapollo di lì a breve si sarebbe pentito davvero e avrebbe confidato agli inquirenti il suo piano di depistaggio. A rivelare la clamorosa circostanza è stato dunque proprio Mariano Vasapollo, che il 21 novembre scorso ha consegnato ai pm della Dda di Napoli la lettera ricevuta in carcere a Viterbo.

La missiva è stata depositata dalla Procura agli atti del processo sul duplice delitto pochi giorni prima di Natale e si tratta di un documento scritto al computer. Il neo pentito Vasapollo non ha però dubbi sul reale autore della lettera: «Si tratta di una busta gialla sulla quale è indicata, come mittente, mia sorella Rossana Vasapollo, della quale è indicato un indirizzo che reputo falso... Con mia sorella non ho buoni rapporti e non ci sentiamo da 34 anni e da quello che so si trova in Spagna». E ancora: «Aperta la busta in cella, vidi che vi era una lettera scritta con il pc. Mi sono reso conto subito che a scriverla è stato Antonio Ciccarelli. Infatti nella missiva si parla dell’omicidio di Gennaro Amaro, di cui sono stato l’esecutore materiale e lui il mandante».

Quanto al piano del boss per inquinare il processo, «lui vuole che io racconti a voi che Gennaro Masi ha ammazzato Emilio Solimene perché quest’ultimo dava fastidio a Irene, ovvero alla compagna di Gennaro Masi, prima che Masi iniziasse a collaborare con la giustizia. Ciccarelli vorrebbe che io dichiarassi che l’uccisione di Solimene era stata un’iniziativa esclusiva mia e di Masi, ma questo non è assolutamente vero dal momento che Ciccarelli è il mandante di entrambi gli omicidi». Dopo la lettera ricevuta a settembre, Vasapollo ha poi ricevuto una seconda missiva, stavolta manoscritta: «Dalla scrittura ho subito riconosciuto la grafia di Antonio Ciccarelli. Mi chiedeva come mai non avevo risposto alla prima lettera e mi diceva che lui era nelle mie mani e che qualunque fosse stata la mia scelta in merito al fatto di discolparlo per gli omicidi lui avrebbe capito la mia decisione».

Nella missiva il boss Ciccarelli, alias “munnezza, afferma infatti: «Anche Antonio (Cocci, ndr), che delusione. Ho letto le sue dichiarazioni, che bugiardo. Anche lui si è venduto l’anima al diavolo».

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