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30 Dicembre 2022 - 07:45
NAPOLI. Che il clan Balzano fosse in procinto di rialzare la testa lo si era già capito alla fine della scorsa primavera, quando nel giro di poche settimane si erano susseguite una lunga serie di scarcerazioni eccellenti. Una volta ricompattatosi, il gruppo malavitoso di “abbascio Miano” si è subito rimesso al “lavoro” e lo ha fatto in uno dei suoi ambiti privilegiati: quello del racket, vero spauracchio per commercianti e imprenditori di tutta la periferia nord di Napoli. In questi mesi gli investigatori dell’Antimafia non ha però mai abbassato al testa e nel tardo pomeriggio di ieri, mettendo a segno un blitz lampo, hanno inflitto un nuovo, duro colpo alla cosca a lungo capeggiata dal giovane ras Matteo Balzano. Grazie a un’operazione chirurgica, scattata con il favore delle prime tenebre, la polizia ha eseguito ieri un decreto di fermo emesso dalla Procura distrettuale antimafia nei confronti di cinque indagati. Tra loro spiccano diversi nomi di punta della mala di Miano, su tutti quello del ras Eduardo Franco Romano, suocero di Matteo Balzano, che è però estraneo all’inchiesta. Con lui sono finiti in manette anche Cristian Celentano, fedelissimo di Romano e indicato dagli inquirenti come uno dei pistoleri della cosca, Maurizio Aceto, Luciano Carbone e Giovanni Castiello. Tutti e cinque devono rispondere della stessa accusa: estorsione aggravata dal metodo mafioso. Il bilancio dell’operazione non è però terminato qui. Gli agenti hanno infatti arrestato in flagranza di reato Giuseppe De Pisa, nella cui abitazione sono state scoperte armi e droga. I cinque fermati, trasferiti in carcere dopo le formalità burocratiche di routine in questura, sono adesso in attesa di sfilare davanti al gip per l’udienza di convalida. Il loro, ferma restando la presunzione di non colpevolezza fino all’eventuale condanna definitiva, rischia di essere un Capodanno a dir poco amaro. Del clan Balzano-Scarpellini il nostro giornale era tornato a occuparsi a inizio luglio, quando Cristian Celentano, dopo avere in precedenza ottenuto gli arresti domiciliari, era completamente tornato a piede libero. Il giovane mianese era finito in manette nell’aprile del 2020, quando la polizia interruppe a Scampia un summit di camorra, con tanto di armi pronte all’uso, al quale stava prendendo parte insieme ad alcuni esponenti di punta del cartello Balzano-Scarpellini. L’appartamento che stava ospitando la riunione era tra l’altro di proprietà del ras Eduardo Franco Romano. Le indagini hanno accertato che le loro intenzioni non erano quelle di compiere un agguato per agevolare il gruppo di “abbasc Miano” e così nel novembre scorso il processo di appello che ha visto alla sbarra alcuni degli esponenti di punta dei clan Balzano-Scarpellini e della Vanella Grassi di Secondigliano si era concluso, grazie all’esclusione dell’aggravante della finalità mafiosa, con cinque condanne decisamente al ribasso. Alcuni dei protagonisti di quella vicenda sono stati poi scarcerati, ma la nuova tegola giudiziaria non si è fatta attendere.
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