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30 Dicembre 2022 - 08:15
NAPOLI. «Se il denaro scorre veloce tutte le porte si aprono». Ma se a mancare sono proprio i soldi capita che anche gare d’appalto di milioni di euro vadano deserte. In gioco c’è la costruzione del biodigestore di Ponticelli, ed è per questo che l’assessore Paolo Mancuso, durante la seduta del Consiglio Comunale di ieri, ha chiesto all’aula di approvare una variazione urgente al bilancio di previsione per il 2023. Ma di cosa parliamo esattamente? Era il lontano 2016 quando la Presidenza del Consiglio dei Ministri e la Regione Campania firmarono il “Patto per lo sviluppo della Regione Campania”. Un patto per lo sviluppo economico, produttivo ed occupazionale dell’area con particolare attenzione alla sostenibilità ambientale e alla sicurezza del territorio. Davvero tanti i milioni sul tavolo, tra questi, 250 da destinare ad impianti di trattamento dei rifiuti organici, di quelli speciali e liquidi. In poco tempo, la Regione si attivò per stilare un piano regionale dei rifiuti urbani che ponesse l’obiettivo di raggiungere elevate percentuali di raccolta differenziata. Ed è in questa cornice che, sempre nel 2016, la Giunta del Comune di Napoli approvò un progetto per la costruzione di un impianto dalla capacità di smaltimento di circa 40 mila tonnellate di rifiuti organici, con Asia come soggetto gestore del sito. Un progetto particolarmente ambizioso che non solo auspicava a rendere più efficiente il sistema della gestione dei rifiuti investendo nell’impiantistica ma anche a ridurre la dipendenza dal mercato esterno per lo smaltimento dell’organico, attualmente commissionato alla città di Padova, con un notevole risparmio per le tasche dei cittadini. Tuttavia, la realizzazione del sogno «dell’impiantistica virtuosa», così come definita dal consigliere Rosario Andreozzi, che permetterebbe anche la produzione di biometano da poter rivendere, ha incontrato, ed incontra anche oggi, numerosi ostacoli. Il costo iniziale del biodigestore, infatti, ammontava a circa 23 milioni e mezzo di euro. Ma a causa di oneri burocratici e di un adeguamento prezzi, il costo del progetto è lievitato già dal 2021. Un incremento colmato dalla Regione Campania, ma che si è comunque rivelato insufficiente. Non è infatti bastata la proroga del termine per la presentazione delle offerte: a settembre la gara è andata comunque deserta. Ora, il Comune si trova ad affrontare una corsa contro il tempo, avendo circa 6 mesi di tempo per portare a termine la procedura. Attualmente sono 42 i milioni che servono per bandire la nuova gara. Per l’assessore Mancuso «gli aumenti dei costi non derivano solo dalle materie prime, ma anche dal costo del biofiltro preteso dall’autorizzazione integrata ambientale». Il biofiltro in questione sarebbe infatti un unicum sul territorio nazionale, capace di abbattere le emissioni, in termini di odori, in misura nettamente superiore rispetto agli impianti attualmente esistenti. Fa però scalpore in Consiglio Comunale l’ennesimo incremento, per Catello Maresca «Il 40% di aumento è spropositato e il caro prezzi non giustifica in alcun modo questo aumento. Delle due l’una: o era sbagliata la valutazione della prima base d’asta o ora si sta aumentando a dismisura nella speranza di avere ditte che possano ritenere vantaggioso il lavoro». Risulta però già sul tavolo l’ennesima copertura finanziaria, degli 11 milioni eccedenti ,infatti, 7 saranno garantiti dalla Regione mentre gli altri 4 dall’ufficio Pnrr e Politiche di Coesione della Città Metropolitana, in sostituzione della realizzazione del «mercato dei colori», della segnaletica turistica per il centro storico e di un complesso ad abitabilità temporanea.
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