Tutte le novità
05 Gennaio 2023 - 09:30
Salvatore Giuliano: «Gente mandata a casa dopo tre mesi, intervenimmo». L’ex boss contro la cosca vomerese: «Per ogni operazione 20mila euro»
NAPOLI. La compravendita di posti di lavoro in ambito ospedaliero non è stata, insieme al racket, solo il principale core business del clan Cimmino, ma in numerosi casi si è trattato di una vera e propria, colossale truffa. Un raggiro che alla vittima di turno, ignara del guai in cui si stava per cacciare, è costata fino a 20mila euro: quei posti di lavoro, infatti, duravano giusto una manciata di mesi o addirittura non esistevano affatto.
A rivelare lo scabroso retroscena non è oggi una gola profonda della cosca con base a salita Arenella, ma Salvatore Giuliano “’o russo”, ex boss dell’omonimo clan di Forcella. Il super pentito ha parlato della vicenda nel corso dell’interrogatorio al quale è stato sottoposto il 6 dicembre 2021 e quel verbale rappresenta uno dei pilastri dell’ultima inchiesta che poche settimane fa ha azzerato il vertice del clan Mazzarella. Giuliano, però, ha riferito dettagli inediti anche in merito ad altri importanti gruppi di mala: «Una persona del Vomero che, se ricordo bene, si chiama Francesco e che aveva uno studio con Francesco, il figlio di Cimmino del clan del Vomero, aveva venduto dei posti di lavoro, prevalentemente all’interno degli ospedali della zona collinare; ne aveva venduti però un numero largamente maggiore rispetto a quelli realmente disponibili».
Riferendo le cifre dell’affare, l’ex ras di Forcella ha spiegato: «Nel quartiere e tra noi clan si sapeva che ciascun posto era stato venduto da Francesco per la somma di 20.000 euro a persone della Sanità, di Forcella e anche della Stadera; molte delle persone che li avevano acquistati avevano iniziato a lavorare, dopo aver pagato tale somma, ma dopo neanche tre mesi, erano state mandate via perché non c’era più possibilità di lavorare». E ancora: «Le persone si rivolsero a noi Giuliano... perché volevano recuperare questi soldi che avevano pagato facendo dei sacrifici per poter avere un posto di lavoro presso diverse ditte che lavoravano negli ospedali, per esempio nel settore della lavanderia o della distribuzione di alimenti».
A quel punto iniziò una sorta di caccia all’uomo, cioè al broker che aveva incassato il denaro: «Noi Giuliano cercammo di capire chi fosse questo Francesco e di individuare la sua abitazione, cosa che sapevamo stavano facendo anche quelli della Sanità. Sapemmo quindi che questo Francesco si trovava sotto la protezione dei Cimmino del Vomero e che frequentava lo studio di Francesco Cimmino (cioè Franco Diego Cimmino, oggi anch’egli collaboratore di giustizia, ndr)».
Stando a quanto riferito da “’o russo”, il clan Giuliano si sarebbe quindi attivato per avere indietro il maltolto. La ricerca in un primo momento non andò però a buon fine, tanto che della faccenda si interesso anche il ras mazzarelliano Salvatore Barile: «Mi disse ha spiegato Giuliano che in realtà la faccenda era molto più grossa di quanto immaginassimo e che dietro questo Francesco c’era un affare in cui era coinvolto un esponente di rilievo della Stadera, che pure chiamano “’o muntato”, che è una cosa sola con i Contini».
Copyright @ - Nuovo Giornale Roma Società Cooperativa - Corso Garibaldi, 32 - Napoli - 80142 - Partita Iva 07406411210 - La società percepisce i contributi di cui al decreto legislativo 15 maggio 2017, n. 70. Indicazione resa ai sensi della lettera f) del comma 2 dell’articolo 5 del medesimo decreto legislativo - Il giornale aderisce alla FILE (Federazione Italiana Liberi Editori) e all'IAP (Istituto di autodisciplina pubblicitaria) Tutti i diritti sono riservati. Nessuna parte di questo giornale può essere riprodotta con alcun mezzo e/o diffusa in alcun modo e a qualsiasi titolo