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Mocerino ucciso dopo una lite per lo spaccio

Mocerino ucciso dopo una lite per lo spaccio

Individuato il movente: l’uomo trucidato nella serata di San Silvestro aveva picchiato due fratelli

AFRAGOLA. Omicidio Mocerino: all’orizzonte una svolta nelle indagini. Ieri c’è stato l’affidamento dell’incarico al medico legale e nelle prime ore di domani è previsto il rito funebre, naturalmente in forma strettamente privata, così com’è stato disposto dal questore di Napoli, a distanza di 24 ore dall’efferato omicidio di camorra.

Le indagini, coordinate dalla Procura distrettuale di Napoli e affidate ai carabinieri del nucleo investigativo del Gruppo di Castello di Cisterna, diretti dal maggiore Andrea Coratza, sono andate spedite, riuscendo a dare un movente all’assassinio. Grazie ad alcune immagini estrapolate da telecamere private, è stato possibile vedere la sagoma dell’assassino, che è fuggito subito dopo a bordo di un motorino (e non con una moto così come era stato ipotizzato nell’immediatezza dei fatti), indossando non un casco integrale, ma un cappellino da baseball che gli è servito a nascondersi il viso, anche se forse non era proprio troppo necessario, tenuto conto che al momento dell’agguato, subito dopo i primi colpi, la gente ha pensato a scappare o trovare riparo nei tanti negozi della strada, senza curarsi di chi stava sparando.

In ogni modo, Luigi Mocerino, ritenuto un “pesce-piccolo” del sistema, giammai poteva immaginare di essere stato condannato a morte da uno che nel sistema del malaffare aveva il suo stesso peso specifico, ovvero “nessuno”. Secondo fonti che non trovano conferma, ma abbastanza qualificate e altrettanto attendibili, Luigi Mocerino, un pusher che per sbarcare il lunario consegnava droga a domicilio, qualche giorno prima di essere ucciso, avrebbe avuto una violenta discussione con due “rivali di lavoro”, che gli avevano imposto di lasciare la zona e spostarsi da qualche altra parte a vendere, perché il quartiere era il loro. All’invito, non proprio cortese né gentile, Mocerino avrebbe risposto in malo modo, picchiando senza tanti preamboli il suo interlocutore.

In aiuto di questo sarebbe subito giunto il fratello con una mazza da baseball, che sarebbe stato anch’egli pesantemente malmenato nonostante la sua “arma impropria”. Finita la lite, l’uomo armato di mazza, pubblicamente avrebbe minacciato Mocerino, gridandogli (senza preoccuparsi di nulla) che sarebbe andato fin sotto casa a prenderlo per ucciderlo. Una vera a propria minaccia di morte, per nulla considerata dalla vittima, che non ha preso alcuna precauzione, continuando a girare in lungo ed in largo. La sera dell’omicidio, la vittima, che si era organizzato per vendere fuochi pirotecnici di contrabbando, era in strada per fare alcune consegne di fuochi.

Ad attenderlo a poca distanza dalla sua abitazione, l’assassino, che con ogni probabilità prima di entrare in azione l’aveva seguito, monitorando le mosse. L’agguato si è consumato in una manciata di secondi. Mocerino, sceso dalla sua utilitaria, aveva nelle mani qualcosa prima di entrare all’interno della salumeria. All’uscita ha trovato l’assassino, che gli si è parato innanzi, costringendolo a fuggire, finendo così la sua corsa tra due auto in sosta.

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