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Delitto Zinco, chiesta la conferma dell’ergastolo per Giannelli

Delitto Zinco, chiesta la conferma dell’ergastolo per Giannelli

NAPOLI. Agguati mortali, armi ed estorsioni per comandare a Napoli Ovest, la Procura non fa sconti e invoca la conferma di tutte le condanne inflitte in primo grado a ras e gregari dei clan Giannelli e Cutolo. A rischiare grosso è adesso soprattutto il boss Alessandro Giannelli, alias “Schwarz”, accusato di essere stato il mandante, l’organizzatore e il coesecutore dell’omicidio di Rodolfo Zinco “’o gemello”. Per quel delitto Giannelli nel marzo scorso ha rimediato la pena dell’ergastolo: un verdetto che adesso rischia di vedersi ribadire.

Anche gli altri imputati potrebbero però andare incontro a una nuova stanga. Il procuratore generale ha infatti invocato la conferma delle pene pure gli imputati accusati “solo” di associazione mafiosa, un’istanza arrivata nonostante la rinuncia di questi ultimi ai motivi di appello. Il processo che si sta celebrando davanti alla Quarta sezione della Corte d’assise d’appello di Napoli riprenderà il prossimo 24 gennaio con le discussioni degli avvocati difensori (il collegio è costituito, tra gli altri, dai penalisti Gennaro Pecoraro, Rocco Maria Spina, Leopoldo Perone e Giuseppe Perfetto).

Poi, entro febbraio, dovrebbe essere pronunciato il nuovo verdetto. Alessandro Giannelli non era però il solo a rispondere dell’omicidio di Rodolfo Zinco. Per la stessa vicenda è infatti imputato anche il capozona del rione Traiano, Patrizio Allard, che grazie all’esclusione della premeditazione in primo grado è riuscito a evitare il carcere a vita, rimediando 30 anni di reclusione. Il quarto uomo del commando (gli altri sarebbero stati Giannelli e l’ex boss Gennaro Carra), Maurizio Bitonto, difeso dall’avvocato Spina, ha ottenuto se possibile un risultato ancora più inatteso: nonostante anche per lui il pm avesse chiesto la pena dell’ergastolo, Bitonto ha infatti rimediato “soltanto” 20 anni di reclusione.

Secondo la ricostruzione accusatoria, sarebbe stato lui a guidare lo scooter con il quale ha accompagnato Giannelli su quella che poi sarebbe diventata la scena del crimine. Quanto agli altri imputati, non sono comunque mancati i colpi di scena: l’estorsore Francesco Cutugno “’o micione”, difeso dagli avvocati Giuseppe Perfetto e Antonio Rizzo, ha incassato14 anni in continuazione con altra sentenza, rimediando di fatto 9 anni. Marco Battipaglia è stato condannato a 11 anni di carcere, Alessandro De Falco, Pasquale De Vita, Diego Iuliano e Gennaro Marrazzo a 5 anni e 4 mesi, mentre Aniello Mosella ha incassato 10 anni di reclusione.

Dopo un lungo periodo di stallo, le indagini sul caso sono arrivate a una svolta grazie al pentimento eccellente di Gennaro Carra, che con le sue rivelazioni a contribuito a fare luce sull’assassinio di Zinco. “’O gemello”, esponente di spicco della Nuova mafia flegrea, dopo la scarcerazione voleva rientrare in affari e questo sarebbe bastato a far scattare il regolamento di conti che, complici le ruggini pregresse, il 22 aprile 2015 gli è costato la vita. La sua intenzione entrava infatti in contrasto con il clan che in quel momento si era impossessato della gestione del crimine in zona. Attirato in trappola, fu ucciso a colpi di pistola vicino casa.

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