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Biblioteca nazionale di Napoli, si pensa già al nuovo nome

Biblioteca nazionale di Napoli, si pensa già al nuovo nome

NAPOLI. Arriva dal comitato “9 Gennaio” la proposta al ministro della cultura Sangiuliano di rimuovere l’intestazione a Vittorio Emanuele III della Biblioteca Nazionale. Una proposta che «fa appello alla sensibilità del ministro, affinché si adoperi a porre fine ad un insopportabile scempio della Memoria» e che ha già ottenuto riscontro positivo, non solo dallo stesso ministro, ma anche dal sindaco Gaetano Manfredi e dalla direttrice della stessa Biblioteca. Facile intuirne i motivi: «Vittorio Emanuele III promulgò il più infamante dei provvedimenti legislativi voluti dal fascismo. A pagarne le conseguenze non furono solo gli 8.564 ebrei deportati dall’Italia e dai territori occupati, ma anche decine di migliaia di connazionali» si legge in una nota del comitato. Che Vittorio Emanuele III abbia fallito davanti alla difficile prova della storia è un dato di fatto. E come si usava nell’antica Roma, con l’abolitio nominis, quando il condannato all’oblio veniva cancellato da tutte le iscrizioni murarie, anche a Napoli si sceglie la via della rimozione. A sostituire il nome del re, viene proposto chi, invece, nella scala gerarchica della memoria, viene ricordato come guida morale dell’antifascismo: Benedetto Croce. Storico, filosofo e politico, pur essendo abruzzese di origine, studiò e morì a Napoli. Legato alla storia della Biblioteca Nazionale per la sua proposta di spostarla, per motivi di spazio, dall’attuale Museo Archeologico Nazionale a Palazzo Reale, Benedetto Croce viene indicato come possibile candidato per «incasellare nel giusto ordine i tasselli della storia». Ma se di giustizia storica si tratta, risulta opportuno citare anche un’altra figura, un’eroina più silenziosa: Guerriera Guerrieri. Direttrice della Biblioteca Nazionale, durante il periodo della seconda guerra mondiale, nel silenzio della polvere e con pericolosi trasporti in ricoveri fuori sede, riuscì a mettere in salvo, dai bombardamenti e dalle razzie naziste, l’immenso patrimonio di cui godiamo ancora oggi, che rendono di fatto, quella napoletana, la terza biblioteca più importante d’Italia. Un nome, quello della Guerrieri, che potrebbe risultare un’alternativa. Il presidente della Fondazione Biblioteca Benedetto Croce di Palazzo Filomarino e storico, Piero Craveri, come ha dichiarato in un’intervista al Mattino, pur essendo favorevole al cambio di intestazione, reputa, tuttavia, «inopportuno avere due biblioteche Benedetto Croce a Napoli, ma si potrebbe pensare ad alternative come Vico». Ad esprimersi sulla questione anche il giornalista e presidente dell’associazione Memoriae, Nico Pirozzi: «Benedetto Croce è una personalità estremamente rappresentativa della cultura napoletana. Sul nome si potrà aprire un dibattito, la cosa importante, per noi membri del comitato, è che una persona come Vittorio Emanuele III non sia più elemento di connotazione di uno dei monumenti più importanti di questa città». Se, quindi, per il nuovo intestatario c’è ancora dialogo, sulla rimozione dell’attuale sembra non esserci storia. «Che una delle più importanti istituzioni culturali della città sia intitolata a chi ha promulgato le leggi razziali è una vergogna.» afferma, infatti, anche Claudio Silvestri, segretario del sindacato unitario giornalisti della Campania. Ma se in America ed in Inghilterra il fenomeno della “Cancel Culture” è ormai consolidato e condiviso, in un paese dove ci sono, invece, 409 odonimi a Vittorio Emanuele III, c’è da chiedersi quanto sia effettivamente impattante il fenomeno della “rimozione” in Italia. Rendere giustizia alla storia e farne i conti, sono le responsabilità che ci portiamo dietro come retaggio del ventennio fascista. Ma c’è da chiedersi: come?

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