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15 Gennaio 2023 - 08:30
NAPOLI. Il 24 gennaio l’elenco degli insetti commestibili si amplierà con l’introduzione in Europa di una terza specie di insetti: i grilli domestici. Come si spiega una tale attenzione all’integrazione del consumo di insetti nella dieta tradizionale? La parola agli esperti, la dietistanutrizionista Diana Rinaldo, con studio a Napoli, ritiene gli insetti «una valida scelta dal punto di vista nutrizionale, forniscono sali minerali, fibre, pochi grassi, hanno un elevato valore proteico e dispongono degli amminoacidi essenziali». Un forte impatto nutrizionale ma anche ambientale: «Per produrre una colonia di insetti ti interfacci con un ciclo vitale più breve rispetto a quello, per esempio, di bovini; quindi, gli insetti risultano anche più sostenibili con un minor consumo di acqua e suolo. L’80 % della popolazione mondiale li consuma e noi stessi già usiamo il mangime animale come nutriente da diversi anni, è una cosa già in essere, ma che richiede una chiara comunicazione». «Noi gli insetti non li mangiamo» urla a gran voce la maggior parte dei napoletani. Per la nostra cultura è soprattutto un fatto di visualizzazione: «Il cibo non è solo “ciò che ci nutre”, ma ad esso si associa sempre un’immagine. Diversi studi hanno dimostrato che meno è evidente la presenza dell’insetto nel piatto, maggiore è l’accettazione. Non è in dubbio che per noi l’immagine dell’insetto è una cosa disgustosa, perché vive soprattutto nella terra e ad essa associamo l’idea dello sporco. Dunque, essendo anche un problema di provenienza - ha proseguito la Rinaldo - se siamo capaci di trasformarlo in qualcosa di poco percettibile come la polvere, sarà più facile accettarlo. Quando mangi una costata, non pensi all’animale ma al sapore della costata, quindi si spera che presto potremmo godere del sapore di una buona pizza pur essendo composta da farina di grillo». Ma i consumatori sono pronti a superare la riluttanza nei confronti di queste sofisticazioni e a integrare la nostra tradizione culinaria? A dare loro voce è Vincenzo Di Giacomo, presidente dell’Adoc Napoli e Campania il quale puntualizza: «Per ora ci troviamo in una fase embrionale. Ciò che possiamo constatare è che non tutti sono pronti a questo rinnovamento, soprattutto a livello generazionale, dove dalle prime osservazioni notiamo una maggiore propensione da parte dei giovani non solo a integrare, ma addirittura sostituire questi alimenti a quelli in uso, una scelta che minaccia l’esclusività tanto decantata della dieta mediterranea». Più attenti i consumatori di età anagrafica leggermente superiore, soprattutto i genitori «molto dubbiosi circa le componenti di questi alimenti» ha sottolineato Di Giacomo. Non mancano gli interventi delle istituzioni, che hanno ritenuto potenzialmente rischiosa il consumo degli insetti, come la Commissione Ambiente del Comune di Napoli la quale «si impegnerà in ulteriori approfondimenti sui potenziali effetti collaterali di questi componenti sul lungo periodo. Non a caso – fa notare il presidente Luigi Carbone - per ora una sola società, la Cricket One Co. Ltd (che ha avanzato la domanda nel 2019) è stata autorizzata dalla Commissione Europea, dopo un attento accertamento scientifico dell’Efsa, all’immissione sul mercato Ue della polvere di grillo. Terzo insetto inserito nell’elenco dell’Unione dei nuovi alimenti, dopo le larve e le locuste». Una battaglia culturale che divide le istituzioni, gli italiani ei napoletani e che non aiuta a superare il pregiudizio culturale ma che potrebbe portare a esiti inattesi.
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