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Il napoletano Cinquegranella tra le primule rosse

Il napoletano Cinquegranella tra le primule rosse

NAPOLI. È originario dei Quartieri Spagnoli l’ultimo latitante campano inserito nell’elenco delle primule rosse più pericolose d’Italia stilato dal ministero dell’Interno. Renato Cinquegranella è ora salito al quarto posto nell’inquietante classifica, scavalcando prima Emanuele Imperiale, arrestato il 4 agosto 2021 a Dubai, e poi Matteo Messina Denaro. Non è un record di cui la Campania e Napoli possano andare fieri, tanto più che sono ben 20 anni che il 73enne camorrista della Nuova Fratellanza con simpatie per le Brigate Rosse sfugge alla legge. Al punto che qualche investigatore ritiene che sia scomparso nel vero senso della parola, anche se reazioni di qualunque genere tra i familiari non si sono mai avute. Dal 2018 le ricerche di Cinquegranella, irreperibile dal 2002, sono state estese in campo internazionale. Deve scontare una condanna all’ergastolo per l’omicidio di Giacomo Frattini detto “Bambulella”, e varie pene per associazione mafiosa, estorsione e armi. Per la Procura avrebbe ospitato nella sua villetta di Castel Volturno gli assassini del vicequestore Antonio Ammaturo e dell’agente Pasquale Paola, compiuto il 15 luglio del 1982 in piazza Nicola Amore. Ma l’incriminazione è rimasta tale e il processo non ha dimostrato il suo coinvolgimento nonostante i rapporti che aveva con le Br. Cinquegranella è stato invece condannato al carcere a vita per un altro omicidio efferato, quello di Frattini, giovane affiliato alla Nco di Raffaele Cutolo torturato, ucciso e fatto a pezzi 31 anni fa per vendicare l’omicidio in carcere di un fedelissimo del vecchio boss di Secondigliano, Aniello La Monica. “Bambulella”, così soprannominato per i lineamenti da modello più che da delinquente, fu trovato avvolto in un lenzuolo, decapitato, con il volto sfigurato e le mani e il cuore chiusi in un sacchetto di plastica. Per quel delitto finirono sotto processo Paolo Di Lauro, il famigerato Ciruzzo ’o milionario, ritenuto l’esecutore materiale, i boss oggi pentiti Salvatore Lo Russo e il fratello Mario, Luigi Vollaro, esponente dell’omonimo gruppo di Portici, Cinquegranella già allora latitante, Luigi Giuliano e Pasquale Gatto, anch’essi passati poi tra le file dei collaboratori di giustizia. Il nome di Cinquegranella, come detto, comparve nelle cronache di uno dei delitti che più ha scosso Napoli nella sua storia: il massacro del capo della Squadra Mobile della Questura Antonio Ammaturo e del suo autista, Pasquale Paola. Un episodio confermò l’esistenza di un patto scellerato tra le Br e i capizona della camorra del centro di Napoli. Ammaturo era appena uscito da casa per recarsi in Questura con l’auto di servizio guidata da Pasquale Paola quando due uomini, scesi da una vettura, gli spararono contro e riuscirono a fuggire. Durante la fuga alcuni brigatisti rimasero feriti nello scontro a fuoco con i Falchi della questura e furono aiutati nella fuga dai camorristi tra cui, secondo l’accusa, Cinquegranella, che li avrebbe accolti nella sua villa di Castel Volturno per consentire loro di curarsi e poi sparire.

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