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17 Gennaio 2023 - 07:43
NAPOLI. Non sono serrande chiuse quelle che vedono, da ieri, i vecchi clienti della libreria Feltrinelli di piazza dei Martiri, ma immensi pannelli Rossi. Pannelli che dovrebbero nascondere “lavori di rifacimento e ristrutturazioni”, come comunicato in una nota dell’azienda in merito alla chiusura, che dureranno, almeno, fino a giugno. Dopo 22 anni di attività, il colosso editoriale sembrerebbe essere intenzionato a “rifarsi il look” ma, mentre su eventuali novità tutto tace, meno silenziose sono le perplessità e le preoccupazioni di chi era abituato ad avere un riferimento culturale nel centro della città. «È sempre stato considerato un pilastro per la zona. Speriamo che riapra davvero» affermano i giovani clienti del vicinissimo bar “‘Na tazzulella”. Una speranza che nasconde una preoccupazione fondata su vecchie delusioni: «La paura è che possa accadere quello che accadde con la “Fnac” del Vomero, una chiusura per lavori che si è poi rivelata una chiusura definitiva». Anche Ciro Maione, proprietario da 25 anni dell’edicola sita nella storica piazza, proprio di fronte lo store, si dichiara preoccupato: «Ci dicono che sono chiusi per lavori. È un danno non indifferente anche per le altre attività. C’è gente che arrivava da tutta Napoli e provincia per questa libreria e di conseguenza ne beneficiavano anche gli altri negozi. Con la mia attività lo notavo soprattutto a Ferragosto: quando la libreria era chiusa c’era sicuramente meno gente. Bastava osservare cosa accadesse il giorno dopo per notare la differenza». Che la Feltrinelli di piazza dei Martiri attiri una platea vastissima è indiscutibile, non solo per l’immensa disponibilità di titoli ma anche per mancanza di competitor, anche più piccoli, nelle vicinanze. È proprio la signora Angela, lettrice appassionata di 63 anni, a confermarlo: «Abito a Posillipo. La Feltrinelli per me era la libreria più vicina, seppur comunque lontana. Purtroppo, a Napoli, è difficile trovare librerie in ogni quartiere della città. Non sono molto pratica con gli acquisti online ma credo che dovrò imparare per sopperire a questa mancanza». L’unica cosa certa, per ora, è che a chiudere definitivamente sarà il bar interno: un luogo destinato ad una pausa caffè ma che si è rivelato, nel tempo, un luogo dove leggere e studiare in tranquillità. «Ora lavoro a Milano, ma ricordo perfettamente che, quando marinavamo la scuola, io ed i miei compagni trascorrevamo l’intera mattina in quel bar a leggere fumetti o qualche pagina di un libro che ci sembrava interessante. Tralasciando le motivazioni, penso che la chiusura del bar privi la collettività di uno spazio da dedicare alla lettura. Di bar qui ce ne sono almeno quattro, chi sostava lì non era per il caffè. Il punto è che mancano luoghi di aggregazione culturale» racconta Gloria, trentatreenne ritornata nella sua città d’origine per una breve pausa.
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