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17 Gennaio 2023 - 11:01
Gli affari e gli aiuti reciproci tra i Nuvoletta di Marano e la cupola siciliana che all’epoca faceva capo a Totò Riina: realtà dal sapore di leggende. Li ha rivelati, tra gli altri, Enzo Salvatore Brusca, fratello di Giovanni e pentito di mafia oltre che protagonista della stagione delle stragi di Corleone, che curò quel decennale asse mafia-camorra. Un’alleanza suggellata da numerosi scambi di favori con uomini e armi che viaggiavano tra Marano e Corleone, ma anche da cannoli e prodotti alimentari tipici per rafforzare ancora di più i rapporti: a tavola non si invecchia e spesso si trovano gli accordi. Regali che si interruppero poi bruscamente quando i rapporti si raffreddarono: secondo Brusca quello fu il segnale della rottura definitiva, ma in effetti non fu proprio così. I rapporti tra Corleonesi e Nuvoletta, secondo gli inquirenti si raffreddarono con l’omicidio di Ciro, fratello di Lorenzo. Riina avrebbe voluto che i maranesi si impegnassero nell’eliminazione dei nemici comuni, come Antonio Bardellino, ma il clan del Napoletano non ci mise il piglio giusto secondo il capo dei capi siciliano. Tuttavia, secondo gli investigatori più esperti e sulla base di dichiarazioni dei collaboratori di giustizia, le due organizzazioni malavitose non sono mai arrivate a contrasti veri e propri. In tempi più recenti, quando non era ancora scoppiata la guerra nell’area nord di Napoli, gli inquirenti individuarono un altro patto scellerato tra camorra e mafia, questa volta sull’asse Palermo-Secondigliano. Inoltre, dalle carte di un processo alla stragista conclusosi nel 2020, emersero rivelazioni Giovanni Brusca sul tentativo di coinvolgere i Nuvoletta nell’attacco allo Stato con Matteo Messina Denaro che avrebbe dovuto convicerli: ma la cosa non si concretizzò. La cosca con base in Poggio Vallesana a Marano fin dagli anni ’80 ha avuto rapporti con Cosa Nostra siciliana e la malavita storica del Napoletano: prima con i corleonesi di Salvatore Riina e poi con la Nuova camorra organizzata di Raffaele Cutolo. Negli anni duemila è nato lo stretto legame con il gruppo Polverino, il cui numero uno Giuseppe “o’ barone” fu arrestato in Spagna anch’egli dopo una lunga latitanza.
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