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Ecco come rinascono gli "Incurabili"

Ecco come rinascono gli "Incurabili"

Oltre cento milioni per la riqualificazione della storica struttura. Il piano prevede la creazione di un’area museale e un ospedale di comunità con 71 posti letto

“Quann miett a man n’da fessur, fuje”. Una frase che gli ingegneri strutturisti ripetono spesso, ed è quello che è accaduto nell’aprile del 2019 con il “fuori tutti” dall’Ospedale Santa Maria degli Incurabili. Una chiusura sofferta ma che, a quanto pare, non è stata un addio. Approda, infatti, in commissione urbanistica, presieduta da Massimo Pepe, la presentazione del progetto definitivo dei lavori di riqualificazione, restauro e rifunzionalizzazione del compresso monumentale simbolo della storia medica napoletana. La struttura, risalente al 1522, fortemente voluta da Maria Longo, la quale aveva deciso di dare vita ad un ospedale per curare i malati più disperati, quelli che i più consideravano “Incurabili”, sarà oggetto di «uno degli interventi di rigenerazione più importanti della città» come annunciato dall’assessora all’urbanistica Laura Lieto. A relazionare, durante la seduta di ieri, il dirigente dell’ASL Na1 Ciro Verdoliva, il quale, con orgoglio, afferma che: «Non si tratta di una pagina del libro dei sogni, ma di interventi concreti, che ridaranno alla città una struttura storica a sostegno dell’intera rete sanitaria della città». Quasi 107 milioni di euro, i fondi destinati all’ambizioso progetto, provenienti principalmente dalla Regione Campania, grazie anche al lavoro della Dottoressa Maria Grazia Falciatore, attualmente capo di gabinetto del sindaco Manfredi, ed in piccola parte dai fondi del Pnrr che renderanno realizzabili 51 interventi complessi vi, di cui fanno parte quelli destinati all’ “ospedale del Reame”. Il complesso intervento di riqualificazione insegue un duplice obiettivo: il ripristino della struttura socio-sanitaria e l’istaurazione di un vero e proprio museo. L’area museale, di circa 9 mila metri quadri, potrà restituire giustizia storica alla struttura con un museo delle arti sanitarie e storia della medicina e con un museo alchimia e garantirà anche la possibilità di visitare le antiche farmacie, di beneficiare di esposizioni temporanee, di laboratori di restauro, di una biblioteca ed una sala convegni. Ma la vera novità riguarderà proprio la destinazione della parte adibita all’ospedalizzazione. Saranno, infatti, 71 i posti letto disponibili, almeno come da progetto, suddivisi tra lungodegenza, degenza riabilitativa ed ospedale di comunità. Un unicum sul territorio, per una struttura che avrà come nuova vocazione quella di integrazione e sostegno agli ospedali del territorio. «Una struttura dove non si farà solo accoglienza ma anche attività riabilitative, dove sarà possibile effettuare anche attività diagnostiche per immagini con una parte di refertazione in remoto» afferma il direttore Verdoliva. Manifesto è stato il consenso dei membri della commissione. Consenso che sarà indispensabile in Consiglio Comunale per l’autorizzazione di 15 interventi necessari ma che non sono in conformità rispetto al piano regolatore. A sostegno di quanto affermato dall’assessora Laura Lieto, per il presidente Massimo Pepe: «Si tratta di un progetto di grande importanza anche per la posizione del complesso all’interno della più complessiva riqualificazione del centro storico». Ed è proprio per l’importanza di tale progetto che il consenso è stato dichiaratamente espresso anche da membri della minoranza, seppur con qualche lieve insoddisfazione sul numero dei posti letto disponibili. Un numero che non è passato inosservato agli occhi di alcuni consiglieri, come Salvatore Guangi e Catello Maresca, ma che, come prontamente spiegato dal direttore Verdoliva, deriverebbe non solo da una progettazione di rete territoriale più ampia, ma anche da restrizioni normative sugli spazi a seguito della Riforma Bindi.

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