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21 Gennaio 2023 - 08:30
NAPOLI. Anche per i giudici di secondo grado i responsabili della strage delle Fontanelle, con due morti e tre feriti il 22 aprile 2016, sono loro: Antonio Genidoni, la madre Addolorata Spina e la moglie Vincenza Esposito insieme con altri due imputati. Cosicché ora il ras della Sanità e i suoi complici (tutti da considerare innocenti fino all’eventuale condanna definitiva) devono sperare nella Cassazione per evitare il carcere a vita. Il clamoroso agguato avvenne in un periodo di terrore per il quartiere caro a Totò, subito dopo l’omicidio di Pietro Esposito detto “Pierino”. Ma le indagini dei poliziotti della Squadra Mobile del commissariato San Carlo Arena, coordinate dalla Dda, seguirono subito la pista che salvo colpi di scena sembra quella giusta. Lo scontro tra il gruppo autore della clamorosa incursione nel circoletto e i Vastarella, alleati di Secondigliano. Ergastolo confermato, dunque, per il boss mandante Antonio Genidoni e gli altri imputati accusati di avere a vario titolo concorso nell’agguato costato la vita a Giuseppe Vastarella e Salvatore Vigna. Nel raid rimasero ferite anche tre persone collegate al clan delle Fontanelle. Il pm in primo grado, riconoscendo le attenuanti generiche, aveva chiesto trent’anni di reclusione per Vincenza Esposito, ma la condanna inflitta anche in appello è andata oltre le richiesta. Per gli altri, tra cui Emanuele Esposito e Salvatore Daniello, carcere a vita. Il giovane capo del clan della Sanità, figlio naturale del defunto boss “Pierino” Esposito, a sua volta ucciso in agguato di camorra pochi mesi prima, ha sempre professato la propria innocenza. Ma la sua difesa e le accuse ai pentiti che l’hanno accusato prima e durante il processo sono cadute nel vuoto. Intercettazioni telefoniche e ambientali hanno confermato, secondo i giudici, la tesi della procura antimafia. La vicenda che ha portato i “Barbudos” (così soprannominati negli ambienti di camorra) alla sbarra è purtroppo tristemente nota. I cinque imputati sono infatti finiti a giudizio in quanto a vario titolo accusati di essere i responsabili del duplice omicidio consumatosi la sera del 22 aprile del 2016 nel circolo ricreativo di via Fontanelle. Il raid arrivò a pochi mesi di distanza da un altro clamoroso agguato, quello che costò la vita al capoclan Pietro Esposito, padre di Antonio Genidoni, assassinato di domenica pomeriggio in piazza San Vincenzo, mentre girava in moto nel cuore del quartiere che diede i natali a Totò. Nell’imboscata di via Fontanelle persero invece la vita Giuseppe Vastarella e Salvatore Vigna, mentre in tre rimasero gravemente feriti: Dario Vastarella, Antonio Vastarella e Alessandro Ciotola, nipoti del capoclan Patrizio. Alla strage fece poi seguito in risposta, il 7 maggio 2016, l’assassinio del padre e del fratello di Emanuele Esposito, assassinati nella loro autofficina a Marano.
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