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Omicidio di Giulio Fiorentino, il giallo del summit coi Casella

Omicidio di Giulio Fiorentino, il giallo del summit coi Casella

NAPOLI. L’omicidio di Giulio Fiorentino è stato tutt’altro che un fulmine a ciel sereno. L’agguato mortale scattato nel marzo 2021 in via Esopo, innescando il colpo di coda dell’ultima faida di Ponticelli, sarebbe stato preceduto da un summit al quale avevano preso parte alcuni degli uomini più in vista della mala del quartiere. Il vertice tra ras non sarebbe però andato a buon fine, tanto che Salvatore De Martino, presunto reggente dell’omonimo gruppo con base al rione Fiat, avrebbe avvertito i “coinvitati”: «Toccatemi tutti tranne Alessio Velotti». Come a dire, un nuovo spargimento di sangue era nell’aria e il clan degli “Xx” lo aveva capito. A rivelare l’inedito retroscena è oggi Antonio Pipolo, ex sicario del clan De Micco, gruppo alleato dei De Martino, che, interrogato il 3 agosto scorso, ha affidato agli ai pm della Dda di Napoli una lunga serie di segreti, compresi quelli relativi agli ultimi fatti di sangue avvenuti a Ponticelli. E l’agguato - ancora irrisolto - costato la vita a Giulio Fiorentino è proprio tra questi: «Nel dicembre 2020 - ha messo a verbale il neo pentito - vi era una tregua in atto a Ponticelli tra i Casella-De Luca Bossa e i De Martino: si trattava di una finta pace, ossia di una tregua funzionale agli affari delle organizzazioni. La cosa era stata possibile perché non c’era in libertà nessuno dei De Micco. Tuttavia prima che io rientrassi sul territorio napoletano, si sono verificati una serie di agguati. C’era in atto una contrapposizione armata, per il controllo del territorio e delle attività illecite, in particolare tra i Casella e i De Martino In questo periodo, si sono verificati gli agguati nei confronti di Rodolfo Cardone, Salvatore Chiapparelli, Rosario Rolletta e Luigi Aulisio “Alì”». Erano le prime avvisaglie di una tempesta che di lì a poche settimane si sarebbe manifestata in tutta la propria forza. Stando a quanto riferito da Pipolo, «la tregua che ho trovato al mio rientro a Napoli è durata ben poco, in quanto successivamente si sono verificati contrasti relativi alla spartizione dei proventi delle piazze di spaccio tra il cartello De Luca Bossa-Casella-Minichini e i De Martino, motivo per cui c’è stato l’omicidio di Giulio Fiorentino». Sul punto l’ex uomo del clan dei “Bodo” ha rivelato una circostanza molto interessante: «Giovanni Palumbo e Ciro Ricci, subito prima o subito dopo l’omicidio di Giulio Fiorentino, mi dissero che Salvatore De Martino, nel corso di un summit tenutosi quando ancora c’era la tregua, a cui avevano partecipato esponenti del clan Casella, sottolineò che in ogni caso lui teneva particolarmente ad Alessio Velotti, il quale non doveva essere toccato in nessun caso, In particolare disse “Toccatemi tutti tranne Alessio Velotti”». Parole pesanti come macigni, destinate a gettare nuove ombre e sospetti sui De Luca Bossa e, in particolare, sul gruppo satellite gestito dalla famiglia Casella. Di certo c’è che i De Martino - prendendo per buona la ricostruzione fornita da Pipolo - si erano ormai resi conti di aver perso, almeno in quella fase, la guerra e di essere quindi con le spalle al muro.

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