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Trucidato per il cambio di clan, arrestato il boss di piazza Borsa

Trucidato per il cambio di clan, arrestato il boss di piazza Borsa

Omicidio Fittipaldi dietro l'Università, svolta dopo sette anni grazie al pentimento del ras Prinno: in manette Arcangelo Trongone. La vittima punita per il suo passaggio con i Sibillo

NAPOLI. Dopo sette anni di indagini e sospetti, arriva finalmente a un punto di svolta l’inchiesta chiamata a fare luce sull’assassinio di Gennaro Fittipaldi, 24enne pregiudicato ammazzato con un colpo di pistola alla nuca in via Chiavettieri al Porto, alle spalle dell’Università Federico II. Ieri mattina, con l’accusa di essere stato l’organizzatore e l’esecutore materiale del delitto, è finito in manette Arcangelo Trongone, 54enne noto con l’alias di “Angioletto”, ras di Palazzo Amendola storicamente legato all’ex boss dei Quartieri Spagnoli, Marco Mariano. Proprio l’ex capo dei “Picuozzi” ha contribuito, con le proprie rivelazioni, allo sviluppo delle indagini. Mariano non è stato però il solo. Dalla lettura delle 165 pagine dell’ordinanza di custodia cautelare emerge infatti il recentissimo pentimento del ras di rua Catalana Antonio Primo: anche lui ha puntato il dito contro il presunto killer Trongone. Arcangelo Trongone è ormai da tempo considerato come uno degli esponenti di punta della mala del centro storico. Capo indiscusso insieme al fratello Raffaele del gruppo che porta il loro cognome, “Angioletto” è stato in passato sfiorato anche da altre pesanti inchieste giudiziarie. Ultima in ordine di tempo quella che lo vedeva coinvolto nell’omicidio di Francesco Terracciano: accusa dalla quale è stato però poi scagionato, tanto da tornare completamente a piede libero nel 2019. Ma la giustizia nel frattempo ha continuato a fare il proprio corso e da ieri mattina il ras di Palazzo Amendola, zona a ridosso di piazza Borsa, deve rispondere anche dell’omicidio di Gennaro Fittipaldi, freddato con un solo colpo alla nuca la mattina del 18 maggio del 2015. Trongone è l’unico indagato per il delitto che sarebbe scaturito da una vendetta e da un sospetto. Gli inquirenti ipotizzano infatti che Fittipaldi sia stato punito per «essersi allontanato dal gruppo criminale diretto da Arcangelo Trongone ed essere transitato nelle fila di un gruppo contrapposto, costituito da esponenti delle famiglie criminali Sibillo-Giuliano-Amirante-Brunetti... cui avevano aderito anche i gruppi Porcino-Martinelli, già affiliati al clan Mariano e attivi nella zona di Santa Chiara, allo scopo di prendere il controllo delle attività delittuose nella zona degli Orefici, dei Baretti (di Chiaia, ndr) e delle aree attigue a Palazzo Amendola e rua Catalana». La Procura ipotizza però anche un secondo movente, cioè la volontà del ras di «eliminare un testimone pericoloso, avendo Fittipaldi partecipato, in concorso con Arcangelo Trongone e Marco Mariano, all’omicidio di Francesco Terracciano, componente di rilievo del contrapposto e omonimo clan dei Quartieri Spagnoli». Fin qui la ricostruzione della Direzione distrettuale antimafia. Toccherà adesso alla difesa, rappresentata dagli avvocati Sergio Lino Morra e Francesco Esposito, mettere in luce eventuali zone d’ombra e discrepanze che potrebbero annidarsi tra le ricostruzioni dei pentiti. L’appuntamento col gip per l’interrogatorio di garanzia è fissato per questa mattina.

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