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25 Gennaio 2023 - 09:53
NAPOLI. Più che trappola, un agguato favorito da uno “specchiettista”. Ma chi ha fatto la “filata” agli assassini di Vincenzo Nappi (nella foto)? Ruotano soprattutto intorno a questa domanda, almeno per ora, le indagini sull’omicidio eccellente compiuto l’altro ieri a Melito. “’O pittore” non frequentava abitualmente la trattoria “Gaetano e Teresa” e per forza qualcuno deve aver segnalato ai killer la sua presenza a uno dei tavoli. Qualcuno che l’ha visto entrare, fiancheggiatore di chissà quale cosca: indipendentemente se si sia trattato di un’epurazione interna al clan Amato-Pagano, composto da vari gruppi divisi territorialmente, oppure di un attacco esterno. Quanto alla seconda pista, meno battura della prima dagli investigatori, c’è ancora molta nebbia intorno alle possibili ipotesi. L’Alleanza di Secondigliano? Le cosche maranesi? La Vanella Grassi? Gli Abbinante? Qualcosa si comincerà a capire nelle prossime settimane, anche se storicamente gli “spifferi” da strada nella provincia nord sono molto più rari rispetto a quanto succede invece a Napoli città. Un dato è inoppugnabile. Lunedì all’ora di pranzo non è stato ammazzato un malavitoso di seconda fascia, ma uno dei referenti a Melito degli Amato-Pagano. La prima famiglia controlla il territorio mentre la seconda, con basi nella vicina Mugnano, entrò in rotta di collisione con i maranesi e la circostanza non è sottovalutata dai carabinieri impegnati nelle indagini sul pranzo con delitto in via Lavinaio. Ma Vincenzo Nappi, era il braccio destro di Mario Riccio detto “Mariano” (genero del boss Cesare Pagano), finì nel mirino di una frangia degli ex “scissionisti” che volevano vendicare la morte violenta di Antonino D’Andò. E’ vero che la cosa poi si ricompose, ma a distanza di 12 anni qualcuno potrebbe avere agito di testa sua. Interrogativi tanto inquietanti quanto senza risposte. Alle 12,30 circa Vincenzo Nappi era entrato nel ristorante di via Rossi in compagnia di tre uomini, che si sono allontanati subito dopo la sparatoria. Nel locale c’erano pochi clienti in quel momento, terrorizzati dall’irruzione di due sicari a volto scoperto che hanno sparato entrambi con pistole calibro 7, 65 e 9 mentre il terzo del commando copriva loro le spalle all’esterno.
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