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Pmi napoletane: «Serve una no tax area per le imprese»

Pmi napoletane: «Serve una no tax area per le imprese»

NAPOLI. Una no tax area per le piccole e medie imprese, una semplificazione delle regole e degli adempimenti burocratici legati al fisco e soprattutto una complessiva riduzione del carico fiscale. È quanto chiedono gli imprenditori delle Pmi napoletane al Governo per ricucire lo strappo tra il mondo delle aziende e il fisco. Proprio mentre il viceministro all’Economia, Maurizio Leo, annuncia la presentazione entro marzo di una legge delega per la riforma del fisco, l’appello che arriva dagli imprenditori partenopei più chiaro non potrebbe essere.

«ZERO TASSE FINO A UNA CERTA SOGLIA». E prende quota l’ipotesi della no tax area: «La soluzione migliore per le piccole imprese sarebbe quella di esonerarle dal pagamento di qualsiasi imposta o tassa fissando una soglia sotto la quale non corrispondere il pagamento di nessun balzello», è la proposta di Emilio Alfano (Alfano Energia spa). Secondo un recente rapporto della World Bank e Pwc, su dieci euro incassati tra imposte e contributi sei vanno allo Stato. Troppi. Se la riforma fiscale è uno dei principali obiettivi del governo Meloni, lo è anche per il mondo del lavoro che oggi si muove in un vero e proprio ginepraio del fisco. «Quella delle tasse è una riforma che invochiamo da anni, tutti i governi l’hanno inserita nei loro programmi ma nessuno l’ha mai resa concreta», osserva Alfano.

TASSE PRIMO PROBLEMA. Per le piccole e medie imprese, «già vessate dagli aumenti dei costi energetici, il problema della tassazione è al primo posto», spiega l’imprenditore partenopeo. Tuttavia, non c’è soltanto un problema di carico fiscale, bensì anche burocratico e di regole: pagare le tasse non è solo oneroso, è anche complicato. Per le imprese si tratta di sostenere «costi esorbitanti non solo nei confronti dello Stato, ma anche di professionisti a cui bisogna ricorrere per non imbattersi nelle maglie delle scadenze». Insomma, «solo un fisco meno invasivo permetterebbe alle aziende di sopravvivere non avendo liquidità», aggiunge Alfano.

«ADEMPIMENTI INSOSTENIBILI». Un sistema insostenibile, «soprattutto perché a causa degli adempimenti fiscali gli imprenditori perdono sei-sette mesi all’anno solo per evitare le scadenze capestro», aggiunge Gennaro De Rosa, titolare dell’omonima dolceria-caffetteria. E di fronte ad una riforma fiscale che «è stata sempre la grande incompiuta», l’imprenditore spera «che sia la volta buona. Tasse e tributi sono così alti che mettono a rischio qualsiasi attività».

RICEVIAMO POCHI SERVIZI ANCHE DAGLI ENTI LOCALI. De Rosa mette poi il dito nella piaga quando afferma: «Paghiamo molto ma riceviamo poco. Non solo dallo Stato, ma anche dagli enti locali».

IL NODO DELL’IRAP. Riguardo l’Irap che il Governo punta ad abolire, l’imprenditore partenopeo ricorda che «fu istituita per sostituire altri prelievi per sostenere la sanità. Ma qual è il livello della sanità in Campania? E poi è giusto che quanto si produce contribuisca alle spese locali?» si chiede. Piuttosto sarebbe auspicabile «che nel momento in cui le piccole imprese stanno subendo dei rincari delle materie prime - conclude De Rosa - non potendo aumentare i prezzi per evitare un ulteriore calo dei consumi, il Governo restituisse parte di quanto introitato con imposte e tasse per contenere l’inflazione, scongiurando la chiusura di tante attività».

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