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Accoltellato il ras del Cavone, è giallo

Accoltellato il ras del Cavone, è giallo

NAPOLI. Volevano ammazzarlo ma non ci sono riusciti nonostante le 7 coltellate tra l’addome e la schiena inferte a Salvatore Alfano, 42enne ras del Cavone legato in passato al gruppo Festa, da qualche tempo trasferitosi in provincia di Avellino. Venerdì sera è tornato a Napoli senza immaginare che qualcuno lo attendesse al varco, anche se gli investigatori escludono collegamenti tra il ferimento e vicende di camorra, quantomeno di guerra. In una stradina adiacente piazza Dante è stato aggredito da due uomini, uno dei quali lo ha colpito ripetutamente con la lama con l’evidente scopo di ucciderlo. C’è mancato poco: la vittima, scarcerata da un anno, ora è in rianimazione nell’ospedale dei Pellegrini ma non è in pericolo di vita. Prima ai medici e poi ai poliziotti della “Omicidi” della Squadra mobile della questura partenopea Salvatore Alfano, nonostante la gravità delle sue condizioni, è riuscito a riferire sinteticamente la dinamica del tentato omicidio nei suoi confronti. «Erano in due con cappellini e scaldacollo e mi hanno aggredito in via Bagnara». Le indagini, anche se nessuna pista viene esclusa, si starebbero orientando quanto al movente su un litigio pregresso o su un regolamento di conti per vicende vecchie. Mancava poco alla mezzanotte di venerdì e la zona era piena di gente, ma nessun testimone finora non si è fatto avanti. Gli investigatori hanno acquisito le immagini del sistema di videosorveglianza di piazza Dante alla ricerca di indizi: in casi del genere anche un particolare durante la fuga dei malviventi potrebbe fare la differenza. Il 42enne sarà risentito appena starà meglio. Salvatore Alfano è tornato in libertà, senza alcuna pendenza giudiziaria, l’anno scorso. Ritenuto uno dei luogotenenti del ras Salvatore Festa “’o chicco”, tra gli emergenti negli anni della crisi dei Lepre (allora decimati dalla morte per cause naturali del boss Ciro “’o sceriffo”, da arresti e omicidi, poi tornati in auge nel Cavone), il 42enne fu arrestato proprio con il suo capo e Carmine Moliterno nel 2016 per una serie di episodi collegabili alla guerra in atto in quel periodo con gli esponenti degli EspositoFerrigno. I tre indagati, al termine di indagini svolte dalla Squadra Mobile e dal commissariato Dante, furono ritenuti responsabili, a seconda delle varie posizioni, di rapina a mano armata, violenza privata, detenzione e porto illegale di arma da fuoco, con l’aggravante mafiosa poi caduta in giudizio. Il 9 luglio 2015, nella ricostruzione degli inquirenti, un uomo subì una rapina a mano armata da Salvatore Festa e Salvatore Alfano che minacciandolo si facevano consegnare il suo scooter, poco dopo ritrovato incendiato nella vicina Piazza Mazzini. Nella tarda serata Carmine Moliterno in sella a uno scooter, raggiungeva l’abitazione della vittima e, posizionandosi sotto il balcone, urlava minacce contro la sua persona, esplodendo tre colpi d’arma da fuoco in quella direzione. L’inchiesta si è successivamente sgonfiata.

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