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Così Minieri sparò a Grammatica

Così Minieri sparò a Grammatica

Fu lui l’autore della prima delle due aggressioni subite dal 19enne detto “’o tappetto”. Il ferimento avvenne per contrasti sulle attività illecite: poi i due si riappacificarono

NAPOLI. Ciro Minieri sparò a Carmine Grammatica nel primo dei due agguati subiti dal 19enne soprannominato “’o tappetto”. Per questo la Procura antimafia, che sta conducendo con polizia e carabinieri un’inchiesta a tutto campo sul gruppo di giovani leoni dei Quartieri Spagnoli, ha iscritto nel registro degli indagati il 23enne capo (insieme al fratello Nicola) della paranza staccatasi per un periodo dai Masiello. Il ferimento avvenne in vico lungo San Matteo il 24 settembre 2021 per contrasti sulle attività illecite in zona, ma successivamente Ciro Minieri e Carmine Grammatica fecero pace.

Come dimostra un’intercettazione agli atti dell’inchiesta in cui il secondo esclama: «Ma che c’è Ciruzzo...mi dimentico proprio che mi hai sparato, non porto rancore verso di te». Tant’è vero che secondo gli inquirenti il 6 marzo scorso il 19enne avrebbe aiutato i fratelli “Ciruzzo” e Nicola nell’eludere le investigazioni sulla clamorosa rapina al Mercato di due Rolex: una da 30mila euro, l’altro da 25mila euro. Motivo per cui Grammatica è indagato a piede libero. Va comunque sottolineato che tutti gli indagati devono essere ritenuti innocenti fino all’eventuale condanna definitiva.

Si scopre un mondo malavitoso molto particolare (con vicende da brividi come quella del padre che disse al figlio di sparargli, di cui abbiamo scritto ieri in esclusiva) nel leggere le carte dell’ordinanza di custodia cautelare eseguita venerdì dai poliziotti della sezione Omicidi della Squadra mobile della Questura (dirigente Alfredo Fabbrocini, vicequestore Luigi Vissicchio). Tanto per cominciare emergono i contrasti e successive riappacificazioni con il gruppo di Vincenzo Masiello “Cucù”, con la volontà di diventare autonomi da parte dei Minieri.

Poi Carmine Grammatica avrebbe aiutato colui che gli aveva sparato (secondo l’accusa da vagliare in giudizio) e infine la storia incredibile di Ciro De Crescenzo che chiese, e ottenne, al figlio Ferdinando di ferirlo alle gambe “per pareggiare i conti” con l’altro gruppo. Gli investigatori della polizia sono alla seconda operazione contro il gruppo Minieri mentre una terza è stata portata a termine giovedì scorso dai carabinieri.

Decisiva si è rivelata la microspia piazzata nel monolocale in salita Paradiso in cui andarono ad abitare i fratelli Ciro e Nicola, da cui è emerso uno spaccato di camorra giovanile più che inquietante. Attraverso le conversazioni captate è stata fatta luce anche sullo scontro con i reggenti del clan Lepre tra il 2020 e il 21, con i quali ci fu uno scontro a fuoco in piazzetta Montesanto che solo per puro caso non provocò morti e feriti, pure tra i passanti.

Così sono venute fuori disponibilità di armi e droga per le quali sono stati iscritti nel registro degli indagati diversi affiliati o fiancheggiatori del clan. I provvedimenti restrittivi eseguiti l’altro ieri hanno riguardato Nicola Minieri, Ciro Minieri, Luigi Ammendola; Raffaele D’Avino; Nicodemo De Stefano; Francesco Pio Miano e Ciro De Crescenzo.

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