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31 Gennaio 2023 - 08:00
NAPOLI. Calano inesorabilmente le vendite dei quotidiani cartacei, i rotocalchi si vendono sempre meno, i lettori ormai preferiscono leggere le notizie via internet. E chiudono le edicole. Quelle che preferiscono rimanere sul mercato si adattano a vendere i biglietti della metropolitana e dell’autobus, figurine e giocattoli per i più piccoli. Insomma, è crisi profonda. Tanto che in Campania, che pure è quinta in Italia per numero di edicole attive, da una statistica media negli ultimi 5-6 anni si è passati da circa 2mila punti vendita a 1300, con una media di chiusure del 40 per cento secondo una stima del Sinagi. «È una crisi che viene da lontano», dice Giovanni Parisi, edicolante presso la stazione della metropolitana della Linea 2 di via Giulio Cesare. «Certamente i giovani preferiscono apprendere le notizie in maniera più fresca. L’ancora di salvezza è la vicinanza alla metropolitana di Trenitalia che mi consente ancora di tenere aperta la struttura dove adesso mi adatto a vendere biglietti dei mezzi pubblici e giocattolini per i più piccini - aggiunge -. Durante la pandemia, con uffici e scuole chiuse, abbiamo perso l’80 per cento del guadagno normale, con i giornali che non si vendevano e che hanno determinato anche un aggio da fame del 15 per cento netto sulle poche copie vendute dei quotidiani e delle riviste». La pandemia ha finito per dare una mazzata ancora più forte anche a Carla Palmisano, edicolante di seconda generazione in via Leopardi: «Con l’aggravarsi della crisi economica, la gente ha eliminato tutto ciò che riteneva non di prima necessità, tra cui quotidiani e periodici. Ancora una decina di anni fa, la domenica si riusciva a vendere due pile di giornali da sessanta copie ognuna. Adesso a stento ne vendiamo una trentina copie, in quanto i lettori preferiscono prendere le notizie via internet. Resistiamo con enormi sacrifici solo perché riusciamo a vendere giochi per bambini e quei collezionabili che gli editori non riescono a vendere attraverso i propri canali. Io però non voglio che la mia edicola si trasformi in un negozio e nemmeno in una piccola struttura per servizi digitali». Anche Ciro Maione, titolare della storica edicola di piazza dei Martiri, non pensa ad attrezzarla per servizi digitali: «La crisi è anche frutto del mancato rinnovo dell’accordo nazionale sull’aggio del cartaceo venduto. Quello che percepiamo è una vera miseria che ha costretto molti edicolanti a cambiare mestiere per non crepare di fame. E poi con circa 2 euro la settimana il lettore può sottoscrivere con gli editori un abbonamento online. Perché comprare il cartaceo?».
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