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Il libro mastro del clan D’Ausilio: 25mila euro dal lido La Favorita

Il libro mastro del clan D’Ausilio: 25mila euro dal lido La Favorita

NAPOLI. L’ex capoclan della mala flegrea è un fiume in piena e sul tavolo degli inquirenti mette il libro mastro della cosca di cui per anni è stato il capo indiscusso. Un documento scottante, nel quale sono riportate per filo e per segno tutte le cifre del giro di estorsioni che il gruppo ha imposto tra Bagnoli e Coroglio. Non solo, l’ex boss Felice D’Ausilio ha anche rivelato l’esistenza di un inedito patto di non belligeranza con il clan Esposito di via Di Niso: un accordo finalizzato, neanche a dirlo, alla spartizione dei guadagni dei parcheggiatori abusivi attivi nella zona. Un giro d’affari che, soprattutto nei mesi estivi, con l’apertura dei lidi e delle discoteche, vale decine e decine di migliaia di euro. È il 22 settembre scorso quando D’Ausilio, da pochi mesi divenuto collaboratore di giustizia, affida ai pm della Dda di Napoli una lunga e circostanziata deposizione: «In merito al lido La Favorita, si trattava di soldi che il lido doveva a mio padre Domenico D’Ausilio, in quanto li aveva aiutati a mettere su il lido e quindi percepiva come socio di fatto una somma di circa 25-26mila euro alla fine di ogni stagione balneare. Nell’occasione della mia latitanza, per quest’attività ho ricevuto solo la somma di circa 7-8mila euro che mi venne recapitata da mio fratello Antonio D’Ausilio con un pizzino». Nel mirino dei D’Ausilio sarebbero finiti poi anche importanti imprenditori attivi nel settore turistico: «In riferimento all’estorsione ai danni dei fratelli Di Dio, posso dirvi che ho ricevuto per queste attività anche la somma di 1.300-1.400 euro... I fratelli Di Dio erano persone che noi conoscevamo da tempo e per altro benestanti, per cui fui io a indicarli come soggetti a cui mio fratello poteva andare a chiedere soldi per il nostro gruppo». E ancora: «I fratelli Di Dio si rivolsero ai Di Lauro di Secondigliano chiedendo loro un’intercessione nei nostri confronti per pagare meno, cosa che effettivamente avvenne, tanto che ho saputo che consegnarono solo la somma di circa 3mila euro a fronte di una richiesta più grossa... Da mio fratello seppi che uno dei fratelli Di Dio stava aprendosi un hotel e quindi pensammo che potessero essere obiettivo di ulteriori richieste estorsive. L’intercessione dei Di Lauro fu un’occasione limitata, ma per il prosieguo non avevamo nessuna intenzione di astenerci dal richiedere altre somme ai fratelli Di Dio, proprio perché sapevamo essere ricchi». Il super pentito ha poi fornito importanti delucidazioni sulle tangenti imposte agli abusivi della sosta e agli accordi con le altre cosche flegree: «Avevo dato a Gianluca Noto e mio fratello carta bianca di poter svolgere attività di estorsione nei confronti di chiunque nei territori di Bagnoli, Cavalleggeri e Agnano. Anche le estorsioni ai parcheggiatori erano attività che io gestivo, perché fino all’arresto di mio fratello Antonio eravamo noi a gestire tutti i parcheggiatori da Bagnoli fino a Coroglio. Dopo l’arresto di mio fratello iniziammo a dividere gli introiti con Maria Matilde Nappi (moglie del boss Massimiliano Esposito “’o scognato”, ndr) e Luigi Bitonto. Questa indicazione di dividere gli introiti con la Nappi fu data da me tramite Gianluca Noto, che mi raccontò che si era incontrato con Luigi Bitonto e Maria Matilde Nappi. Fu deciso che a noi rimanevano i parcheggi di Coroglio e Nisida e a Nappi e Bitonto andava invece la zona di Bagnoli». Sul punto, Felice D’Ausilio ha poi fornito chiare indicazioni in merito all’omicidio di Gaetano Arrigo, parcheggiatore abusivo assassinato dal suo clan nel giugno 2016: «So che questo ragazzo era il nipote di Pasquale Quotidiano, anche se di questa parentela sono venuto a conoscenza dopo l’omicidio. Gli autori furono Alessandro De Falco e Vittorio Albano, ma non ebbero il mandato di ucciderlo da parte di nessuno». De Falco, arrestato due anni fa con l’accusa di essere il sicario di Arrigo, ha poi deciso di collaborare con la giustizia. Albano, sempre professatosi innocente, ha fin qui rimediato un pesantissimo ergastolo.

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