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05 Febbraio 2023 - 11:12
Ordigno contro gli “Xx” del rione Fiat, i due ras del clan De Luca Bossa condannati a quasi 16 anni in appello
NAPOLI. Nessuno sconto, o quasi, per i bombaroli del clan De Luca Bossa. Accusati di essere tra i protagonisti dell’ultima faida di Ponticelli, l’emergente ras Luigi Austero e il fedelissimo Luca La Penna, dopo la stangata già rimediata in primo grado, dove hanno incassato otto anni di reclusione a testa, si sono adesso visti ribadire la condanna anche nel secondo grado di giudizio. A differenza di Austero, per il quale è stata ribadita la pena di otto anni, i giudici della Corte d’appello di Napoli hanno però concesso un modesto “sconto” a La Penna: 7 anni e 8 mesi di carcere.
La vicenda che ha portato i due presunti malavitosi di Napoli Est sono tristemente noti: entrambi sono accusati di aver fatto parte di uno dei commando che nella primavera del 2021 ha seminato sangue e terrore tra le strade del degradato quartiere orientale con l’obiettivo di disintegrare il rivale clan De Micco-De Martino. Una feroce guerra di camorra che, seppur a fasi alterne, ancora oggi continua ad andare avanti. Ad Austero, tra l’altro indicato per un certo periodo come il reggente dei De Luca Bossa, e La Penna viene constatata in particolare la partecipazione all’attentato dell’11 maggio, quando un ordigno ad alto potenziale fu lanciato da un’auto in corsa sulla Statale 162 sulla sottostante via Esopo.
La Procura aveva in un primo momento ipotizzato che della paranza avesse fatto parte anche Alfonso De Luca, ma in seguito la sua posizione è stata archiviata. I bombaroli usarono l’auto intestata a uno di loro per compiere il clamoroso attentato in via Esopo. Ma si trattò di un boomerang: l’esplosione lasciò anche la loro vettura in panne, provocando l’apertura degli airbag e costringendoli a fuggire a piedi. Così, attraverso l’intestatario, i carabinieri sono risaliti ai tre presunti responsabili, tutti legati alla cosca con base nel Lotto 0, raggiunti poi il successivo 20 maggio da un decreto di fermo emesso dalla Direzione distrettuale antimafia.
In via Esopo, nel rione Fiat quartier generale dei De Martino, l’ordigno avrebbe potuto uccidere persone nel raggio di 10 metri ed era composto da 1.500 grammi di miscela “flash powder” con perclorato di potassio e polvere di alluminio. In quei minuti di puro terrore i tre aspiranti ras non si sarebbero però limitati a lanciare la bomba, ma avrebbero tentato anche due rapine nella speranza di guadagnarsi la fuga: l’onda d’urto sprigionata dall’ordigno era stata infatti così violenta da danneggiare e rendere inutilizzabile il suv Alfa Romeo con cui la paranza aveva raggiunto la scena. Vistisi ormai braccati, alle 23 in punto, avevano quindi fermato una donna che alla guida di una Mercedes stava per immettersi nello svincolo Ponticelli-Barra.
La malcapitata, ignara di cosa fosse accaduto, ha quindi rallentato. Uno degli uomini del commando ha quindi tentato un approccio soft chiedendo un passaggio «in quanto la loro auto si era fermata per un’avaria», ma nello stesso istante il complice «si è avvicinato alla parte destra aprendo lo sportello del lato passeggero»: proprio dov’era seduta la figlia di sette anni. La donna riuscì però a mettersi in salvo, accelerando subito la marcia.
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