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07 Febbraio 2023 - 08:00
NAPOLI. La disperazione a bordo della Sea Eye 4 è tutta nella parole di chi sulla nave della Ong ci è salito e ha potuto vedere con i propri occhi la disperazione dei migranti reduci da un viaggio estenuante. Mamaodu Gueye, uno dei mediatori culturali che presta la propria opera di assistenza a chi è arrivato a Napoli, ha le lacrime agli occhi e non lo nasconde. «C’è una situazione davvero pesante, sono molto triste - dice -. Davvero qualcosa di toccante. Ci sono donne incinte, bambini». A bordo c’è un bambino di sette anni che durante la traversata sul barcone con il quale aveva tentato, assieme ad altri migranti, di raggiungere le coste italiane, prima di essere salvato dalla Sea Eye 4, ha perso la mamma e due sorelline. Il piccolo è stato trasferito in una comunità per minori. Mamadou non nasconde la propria rabbia: «Queste persone vengono considerata solo come numeri, non esseri umani. Ora attendiamo che sostengano le visite e poi capiremo come dargli una mano». Mamadou non nasconde che «è dura, ci sono solo tanta rabbia e tristezza. Queste persone fuggono da miseria, guerra e sofferenza. E cosa trovano qua? Penso che ognuno di noi dovrebbe anche solo per un minuto mettersi nei panni di queste persone per provare soltanto a immaginare come possano stare».Al Molo 21 c’è anche Mariema Faye, esponente del Movimento migranti e rifugiati di Napoli: «Siamo qui per testimoniare tutta la nostra solidarietà alla Sea Eye e per ribadire che il lavoro delle Ong non va criminalizzato. Le persone vanno sempre salvate e occorre un progetto concreto di accoglienza e di regolarizzazione». Anche perché, aggiunge, «il calvario di queste persone non si ferma qui al porto di Napoli, visto che spesso vivere in Italia senza documenti vuol dire farlo alla mercé della criminalità, della clandestinità e della invisibilità sul territorio. Tutto questo vuol dire morte. E non è possibile rimanere in mare per tutti questi giorni, con queste condizioni e spesso, come in questo caso, con delle salme a bordo». Ad accogliere i migranti anche una delegazione di Mediterranea Saving Humans. E a dare ulteriormente il senso del dramma consumatosi negli ultimi giorni per chi è arrivato a Napoli è un video sulla pagina Facebook in cui il medico tedesco a bordo della Sea Eye 4, Angelika Leist parla dei due recuperi di migranti, il primo «altamente drammatico» e riferisce di diverse persone «in condizioni estremamente cattive» visto che avevano passato sei giorni sul barcone dove sono stati recuperati «senza cibo e senza bere acqua» e quindi «disidratati e in ipotermia». Il medico spiega che è stata «l’esperienza più drammatica che abbia mai avuto in mare».
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