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Faida del Principino, nove ras all’abbreviato

Faida del Principino, nove ras all’abbreviato

NAPOLI. Boss e killer della “faida del Principino” temono la stangata e chiedono di essere giudicati con il rito abbreviato così da puntare, in caso di condanna, a un possibile ma sostanzioso sconto di pena. Il processo di primo grado chiamato a fare luce sulla lunga scia di sangue innescata dall’omicidio di Vincenzo Esposito “il Principino”, rampollo del clan Licciardi ucciso dal clan Di Lauro dopo una rissa in discoteca, entra finalmente nel vivo con la seconda udienza preliminare celebrata ieri mattina. Tre dei dodici ras imputati hanno però deciso di essere giudicati con il rito ordinario: Giuseppe Lo Russo (nella foto a sinistra), unico dei fratelli boss dei “Capitoni” a non essersi mai pentito, Gennaro Trambarulo e il nipote Raffaele Perfetto. Processo “sprint” invece per Guido Abbinante, Raffaele Abbinante, Rito Calzone, Dario De Felice, Paolo Di Lauro (nella foto a destra), Antonio Leonardi (pentito), Antonio Prestieri (pentito), Maurizio Prestieri (pentito) ed Ettore Sabatino (pentito). La posizione del boss Raffaele Amato è stata infine archiviata nei mesi scorsi. Del collegio difensivo fanno parte gli avvocati Antonio Abet, Claudio Davino, Domenico Dello Iacono Luigi Senese e Giuseppe Perfetto. La scia di sangue inizia a metà anni ’90 in seguito al delitto di Vincenzo Esposito, assassinato dopo una rissa con alcuni affiliati ai Di Lauro, all’epoca un tutt’uno con gli Amato-Pagano e alleato coi Lo Russo. Antonio Prestieri è imputato per il tentato omicidio di Carmine Brancaccio, avvenuto alla Masseria Cardone il 17 marzo 1997, dopo la rissa in discoteca tra un gruppo dei Licciardi guidati da Vincenzo Esposito “il Principino” e alcuni giovani dei Di Lauro, tra cui Gennaro Romano. Paolo Di Lauro, Antonio Leonardi e Gennaro Russo rispondono dell’omicidio di Pasquale Benderi “Peugeot”, affiliato ai Di Lauro, assassinato a Melito il 25 marzo 1997 in quanto sospettato dal suo clan di essere un confidente. Di Lauro, Ettore Sabatino e Raffaele Amato (ora stralciato) sono imputati per l’omicidio di Ciro Cianciulli, che voleva passare coi Licciardi e che per questo motivo fu ucciso il 3 aprile 1997. Paolo Di Lauro, Giuseppe Lo Russo, Antonio Leonardi, Maurizio Prestieri e Gennaro Trambarulo sono indagati per gli omicidi di Francesco Fusco e Armando Esposito: era la risposta all’omicidio del “Principino”, avvenuta il 17 marzo 1997: un’epurazione interna resasi necessaria per riportare la pace con la Masseria Cardone, il delitto avvenne il 7 aprile 1997. Sempre Paolo Di Lauro è ritenuto mandante dell’omicidio di Eduardo Cianciulli, che voleva vendicare la morte del fratello Ciro. Ettore Sabatino deve rispondere dell’omicidio di Giuseppe Balestrieri, altra vendetta per l’omicidio del “Principino”, avvenuto il 18 aprile 1997, e di quello di Gennaro Romano, il 27 aprile. Guido Abbinante, Giuseppe Lo Russo, Maurizio Prestieri, Ettore Sabatino e Raffaele Perfetto sono accusati dell’omicidio di Raffaele Ruggiero e del tentato omicidio di Antonio Ruggiero “Tonino sette botte”, anche questa fu una vendetta per l’agguato al “Principino”. Di Lauro e Maurizio Prestieri rispondono poi dell’omicidio di Renato Tramontano (altro delitto collegato alla morte di Esposito), l’8 giugno 1997. Raffaele Abbinante e Dario De Felice sono sospettati dell’omicidio, consumatosi il 17 luglio 1997, di Umberto Zovasco il “polacco”, possibile testimone dell’omicidio di Gennaro Romano.

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