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09 Febbraio 2023 - 10:47
NAPOLI. «Quella del Garante è una figura molto importante e richiede un forte impegno». Esordisce così l’assessore al Welfare, Luca Trapanese, durante la riunione della Commissione politiche sociali, presieduta da Massimo Cilenti. Una riunione che ha tutta l’aria di anticipare una discussione che avverrà, però, in Consiglio Comunale. Il fatto è questo: dopo la revoca dell’incarico a Pietro Ioia, la città di Napoli è sprovvista di un Garante dei diritti dei detenuti. L’avviso pubblico per le eventuali richieste c’è ma, a quanto pare, va riformulato. E non prima di aver eliminato il requisito della “residenza nel Comune di Napoli” dal regolamento. Un requisito che sembrerebbe limitare fortemente le richieste per una carica che, seppur fornita a titolo gratuito, richiede competenze nel campo della tutela dei diritti umani ed esperienze nell’ambito di attività sociali negli istituti di prevenzione e pena. Ma di cosa stiamo parlando esattamente? Quella del Garante dei diritti delle persone private della libertà personale è un’autorità di garanzia il cui compito è vigilare sul rispetto dei diritti delle persone detenute. Tale organismo statale è in grado di monitorare, visitandoli, i luoghi di privazione della libertà. Lo scopo di tali visite è quello di individuare eventuali criticità ma, soprattutto, in un rapporto di collaborazione con le autorità, trovare delle soluzioni per la risoluzione delle stesse. “Non fatemi vedere i vostri palazzi ma le vostre carceri, poiché è da esse che si misura il grado di civiltà di una Nazione” scriveva Voltaire nel settecento. Ma, se non bastasse questo a far comprendere la gravità di non avere una figura specifica che monitori strutture come quella di “Poggioreale”, riportiamo qualche dato emerso dopo la visita al carcere “Giuseppe Salvia” del Garante Nazionale. Dal recente rapporto emerge che: «l’istituto di Poggioreale si conferma come il carcere con il maggior numero di detenuti presenti in Italia e con un pesante sovraffollamento. Con una capienza di 1.501 posti, ospitava 2.223 detenuti. Il Garante aveva già rilevato questa come una condizione estremamente critica». Estremamente critiche anche le condizioni generali degli ambienti che, come descritto, «trasmettono un senso di profondo degrado, in alcuni ambienti del tutto inaccettabile, sia dal punto di vista strutturale che igienico». Muffe, finestre inaccessibili, docce non funzionanti, promiscuità assoluta tra cucina e bagno, bagni in «condizioni igienicamente deplorevoli», sono solo alcune delle criticità elencate. Non dovrebbe stupire quindi che le condizioni di “Poggioreale” vengono evidenziate come «una violazione dei diritti dell’uomo» che, tra l’altro, ci pongono a rischio di sanzioni in ambito sovranazionale. Scontare una pena, o una misura cautelare, in un ambiente simile rende il tempo trascorso in una struttura dello Stato destinato alla rieducazione, un mero tempo sottratto alla vita. Se poi, a ciò, si aggiunge la mancanza di un referente territoriale per coloro che vivono ambienti “inumani e degradanti” le responsabilità coinvolgono tutti.
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