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10 Febbraio 2023 - 09:20
Delitto Palermo, nuova ordinanza per Vincenzo Cece e Domenico Amitrano. L’ex ras Sarno confessa: «Aveva venduto le mie armi, ordinai di ucciderlo»
NAPOLI. Dopo quattordici anni esatti, i sicari di Pasquale Palermo “Fischiariello” hanno finalmente un volto e un nome. Grazie alle dichiarazioni di oltre dieci collaboratori di giustizia, su tutti l’ex boss Vincenzo Sarno, il fratello Giuseppe e il nipote Salvatore, è stato ricostruito il commando di morte che il 6 febbraio del 2009 ha assassinato in piazza Aprea l’affiliato ribelle: Palermo, da tempo insofferente al trattamento economico che il clan Sarno gli riservava, si era infatti avvicinato almeno secondo gli accusatori al rivale gruppo De Luca Bossa, all’epoca appena staccatosi dai Sarno.
Palermo sarebbe stato addirittura in procinto di costituirsi e pentirsi. Da qui la decisione del clan Sarno di farlo fuori e non correre pericoli. La giustizia, lenta ma inesorabile, ha nel frattempo fatto il proprio corso e così il 47enne Domenico Amitrano, alias “Mimì ’a puttana”, e il 52enne Vincenzo Cece sono finiti in manette con l’accusa di essere gli esecutori materiali del delitto. Il mandante sarebbe stato invece l’allora ras Vincenzo Sarno “’o stuort”, mentre alle fasi preparatorie del raid avrebbe partecipato il 60enne Luigi Casella: entrambi sono però indagati a piede libero. Quello di Pasquale Palermo fu un omicidio particolarmente efferato.
“Fischiariello” fu infatti assassinato in pieno giorno e davanti a decine di persone. Da poco scarcerato, quella mattina si trovava in auto con il suo fedelissimo Casimiro Colantuono, che era al volante. Raggiunta piazza Aprea, i killer non gli lasciarono alcuna possibilità di scampo. Lo affiancarono in sella a uno scooter, a guidare era Domenico Amitrano, e Vincenzo Cece gli esplose contro sette colpi di pistola: sei diretti al torace, uno in pieno volto. Grazie all’indagine condotta dalla Squadra mobile sotto il coordinamento della Dda, la vicenda è stata però ricostruita nelle 44 pagine del provvedimento eseguito a carico dei due sicari.
Le dichiarazioni di Vincenzo Sarno rappresentano, in particolare, il pilastro portante dell’ordinanza. Il 21 settembre 2009 l’ex boss ha dichiarato: «Ho deciso io l’omicidio di Pasquale Palermo ed è stato eseguito da Vincenzo Cece. Mi è stato detto che ha partecipato un’altra persona, ma non so chi (inseguito ha aggiunto che si trattava di “Mimì ’a puttana”, ndr). Palermo un tempo era affiliato al clan Sarno e poi passò, con la scissione, ai De Luca Bossa... All’epoca Palermo era detenuto, ma quando era in libertà gli avevo affidato la custodia di armi, tra cui Kalashnikov, mitra e pistole. Quando ci fu la necessità di aprire una guerra con i De Luca Bossa andai a prendere quelle armi e scoprii che erano quasi tutte sparite, vendute da Palermo un po’ a tutti». Uno sgarro imperdonabile. Da lì a breve la sentenza di morte: «Mentre mi trovavo in crociera ai Caraibi, appresi telefonicamente dallo stesso Cece, il giorno stesso dell’omicidio, che Palermo era stato ucciso». Il 13 luglio 2009 Giuseppe Sarno ha poi ribadito: «Cece e Amitrano non avrebbero mai commesso quell’omicidio senza il mandato di mio fratello Vincenzo».
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