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10 Febbraio 2023 - 09:32
Ferito alla schiena e al gluteo: la sua versione non convince. Si indaga sui traffici di droga
NAPOLI. Ancora sottoposto alle cure dei sanitari dell’ospedale Cto, ha spiegato ai carabinieri intervenuti sul posto di essere stato improvvisamente aggredito e di aver subito sentito solo un gran dolore. A parte questo, non è stato però in grado di indicare gli aggressori e non ha saputo fornire neppure un possibile movente. Di certo c’è che Pietro Ronga, 35enne dalla fedina penale non proprio immacolata, l’altra sera se l’è vista davvero brutta.
L’aggressione è avvenuta in via Vittorio Veneto, nel quartiere Miano, una delle zone più calde della città sotto il profilo criminale. I carabinieri della stazione Secondigliano sono intervenuti mercoledì sera al pronto soccorso dell’ospedale Cto, dove poco prima era arrivato un uomo di 35 anni, Pietro Ronga, già noto alle forze dell’ordine per questioni di droga, ferito con un’arma da taglio a un gluteo e alla schiena in circostanze ancora tutte da chiarire.
Secondo una prima ricostruzione, il ferimento sarebbe avvenuto in via Vittorio Veneto intorno alle 20,30. La vittima è stata interrogata dai militari dell’Arma e al momento resta ancora ricoverata in osservazione, ma non in pericolo di vita. I carabinieri hanno intanto setacciato la zona in cui sarebbe avvenuto l’accoltellamento nella speranza di individuare qualche telecamera che possa aver inquadrato il misfatto.
Un passo quantomai necessario visto che Ronga non è stato fin qui in grado di fornire alcuna indicazione: il 35enne non ha infatti neppure saputo ricordare quanti fossero gli aggressori. Gli investigatori stanno comunque passando al setaccio la sua rete di amicizie, soprattutto negli ambienti malavitosi di Miano, e non escludono che l’aggressione possa essere maturata proprio nell’ambito di un regolamento di conti per questioni di droga. Che a Miano continui a tirare una brutta aria è del resto un fatto acclarato. L’ultima inchiesta culminata nel blitz di fine dicembre aveva del resto fatto emergere l’esistenza dell’ennesimo clan, un nuovo gruppo di mala nato sulle ceneri dei Lo Russo e riconducibile alle nuove leve dei Balzano-Romano.
«Noi stiamo facendo questa Pasqua e pure quell’altra là». Ma è Natale e i sette esponenti del gruppo di “Abbasc’ Miano”, che ora controllerebbe pure “Miano di sopra”, volevano a metà dicembre scorso tutte e tre le rate del pizzo per complessivi 1.500 euro. La vittima, titolare di un negozio di abbigliamento sportivo di Chiaiano, e i due fratelli però non hanno ceduto: così, dopo indagini a tempo di record, è scattato. In carcere sono così finiti il 52enne Eduardo Franco Romano, suocero del ras detenuto Matteo Balzano; Cristian Celentano di 28 anni; Maurizio Aceto, 26enne; il cugino Antonio Aceto 21enne; Luciano Carbone di 26 anni, zio di Salvatore Scarpellini; Giovanni Castiello, 31enne e Salvatore Maggiore da poco maggiorenne. La misura è diventata colma quando Salvatore Maggiore e Antonio Aceto, che asseriva di essere il figlio di Romano, volevano “aprire conti separati”. Al rifiuto sono scattate diverse rappresaglie, la più grave a novembre scorso. «Ha detto Cristian che tenete 10 minuti per chiudere il negozio o vi schiattiamo la testa», fu la minaccia.
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