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12 Febbraio 2023 - 08:00
NAPOLI. Appena due microspie, tre ordinanze di custodia cautelare su indagini coordinate dalla Dda, 50 arresti. Un record difficilmente eguagliabile nella storia della lotta alla camorra, sempre più caratterizzata dall’evolversi della tecnologia in contemporanea al fenomeno del pentitismo. Se un tempo le probabilità di farla franca per un reato erano superiori al 60 per cento, oggi la percentuale è scesa moltissimo. Ai Quartieri Spagnoli ne hanno fatto le spese Ciro e Nicola Minieri, ras emergenti finiti in trappola nel 2021 grazie a una cimice piazzata in un piccolo appartamento in vico Paradiso e vicino al portone del palazzo. Lì, senza immaginare di essere ascoltati da investigatori specializzati della polizia e dei carabinieri, i fratelli parlavano di tutto e anche delle loro presunte malefatte: devono essere infatti considerati innocenti fino a condanna definitiva. L’ultima inchiesta culminata in provvedimenti restrittivi ha portato alla luce una vicenda incredibile, ricostruita dalla polizia grazie alla solita microspia. Nicola Minieri parlando con un amico ha raccontato di un ferimento da brividi: «Lui ha sparat’ a fratm e lui si è fatto sparare… pensano che tengono io il problema… hanno fatto tutto loro… il figlio ha sparato il padre». Era accaduto che Ciro De Crescenzo aveva sparato a Ciro Minieri e temendo la vendetta di quest’ultimo aveva intimato al figlio di gambizzarlo per «pareggiare i conti». Agli atti figurano altri passaggi dell’ambientale. Nicola Minieri, parlando con Luigi Ammendola, sottolineava come fosse solo una vittima: «Se lo arrestano…arrestano solo loro… fratm è sul’ a vittima…50 guardie…50 perquisizioni». E poi: «Ha fatt’ na grossa tarantella. ’O figlio gli ha sparato… gli ha fatto mettere 30 punti… gli ha sparato nella gamba, più sopra del ginocchio… ha fatto tutto lui… ha sparato a fratm e poi si è fatto sparare nel…». Quella dei poliziotti della Omicidi della Squadra mobile della Questura, dirigente Alfredo Fabbrocini, vicequestore Luigi Vissicchio, è stata un’indagine, coordinata dalla Dda, a tutto campo sul gruppo Minieri. I mesi di intercettazioni hanno prodotto diversi risultati, l’ultimo dei quali condensato nei provvedimenti restrittivi a carico di Nicola Minieri; Ciro Minieri; Luigi Ammendola; Raffaele D’Avino; Nicodemo De Stefano; Francesco Pio Miano e Ciro De Crescenzo. I due Minieri e Raffaele D’Avino sono accusati di aver commesso al Mercato una rapina di due Rolex il 6 marzo 2022. Ciro De Crescenzo, anch’egli finito agli arresti in casa, dovrà rispondere del ferimento di Ciro Minieri con l’aggravante mafiosa. Mentre Luigi Ammendola, Stefano Nicodemo e Francesco Pio Miano sono gravemente indiziati di aver illecitamente detenuto e portato in luogo pubblico due pistole, in concorso con Nicola Minieri. Con un’altra intercettazione gli investigatori hanno ricostruito un’altra sparatoria. «Gli abbiamo sparato addosso altezza uomo…10 botte addosso. Li abbiamo presi di faccia. Mi sono fermato.. altrimenti lo avrei ucciso…sull’anima dello zio avrei fatto il morto stasera»: a parlare era sempre Nicola Minieri.
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