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16 Febbraio 2023 - 08:47
Due gemelli avrebbero usato test riservati a dipendenti dell’Asl Napoli 1 per amici e parenti. I Nas notificano lo stop di un anno dal lavoro. Il costo del “servizio” andava dai 40 ai 50 euro
NAPOLI. Avrebbero usato un centinaio di tamponi per la rilevazione del Covid-19, riservati ai dipendenti dell’Asl Napoli 1 Centro, per poi utilizzarli a favore di amici e parenti a un prezzo variabile dai 40 ai 50 euro ciascuno. Ma la truffa perpetrata in piena emergenza Covid è stata scoperta dai carabinieri del Nas, coordinati dal comandante Alessandro Cisternino, che hanno notificato ai due infermieri, fratelli gemelli, 32enni e dipendenti dell’Asl, una sospensione della durata di un anno dall’esercizio del pubblico servizio emessa dal Gip Leda Rossetti: i due sono indagati peculato, falso ideologico e truffa. L’indagine della Sezione, reati contro la pubblica amministrazione, coordinata dal procuratore aggiunto Sergio Ferrigno, era partita dalla denuncia effettuata il 24 novembre del 2020 dal direttore generale dell’Asl Napoli 1, Ciro Verdoliva, che poi, il 15 gennaio scorso, aveva sospeso i dipendenti coinvolti e avviato il procedimento disciplinare. I sospetti erano nati dall’anomalo comportamento dei due dipendenti che avevano studiato un vero e proprio piano per aggirare i controlli della Direzione strategica. In pratica, uno degli infermieri supportava in vari turni l’attività aziendale presso la postazione Frullone per l’esecuzione di tamponi con metodica molecolare in Pcr. Con cadenza periodica, poi, l’infermiere chiedeva di caricare tamponi non preventivamente registrati, attribuendo i tamponi a dipendenti del Distretto Sanitario di base 27 Vomero-Arenella ove lui stesso svolgeva le normali attività lavorative. Un escamotage che, tuttavia, non ha retto ai controlli posti in essere dalla Direzione strategica e confermati dall’attività investigativa dei Nas di Napoli. Secondo quanto emerso, i tamponi venivano eseguiti in locali non idonei a persone che, naturalmente, nulla avevano a che vedere con la Asl Napoli 1 Centro. Da un’ulteriore integrazione di denuncia era stato allegato un elenco dal quale risultava che nel periodo dal 14 al 24 novembre 2020 su 88 persone sottoposte a tampone solo sette erano dipendenti dell’Asl. Il 4 dicembre, la polizia giudiziaria aveva acquisito presso la direzione generale della stessa Asl Napoli 1 Centro una serie di documenti, tra i quali un elenco di 21 persone, 17 delle quali non dipendenti dell’azienda sanitaria locale. I test venivano usati per eseguire, si legge nell’ordinanza, «numerosi tamponi a domicilio alle persone» che contattavano i due infermieri «privatamente dietro versamento della somma di 40 o 50 euro per tampone». Nel provvedimento del Gip vengono segnalati due episodi emblematici: nel primo, uno dei due gemelli cerca di convincere una cliente a rinunciare all’intervento dell’Usca «potendo provvedere egli stesso all’esecuzione del tampone in un tempo di gran lunga inferiore»; nel secondo, l’altro fratello, nonostante fosse positivo al tampone molecolare, e quindi sottoposto a quarantena obbligatoria, si era recato presso l’abitazione di una donna per sottoporla al test diagnostico. Il 21 dicembre, sempre del 2020, ai genelli erano stati sequestrati gli smartphone e il 20 gennaio successivo, ormai resisi conto di essere stati scoperti, avevano reso dichiarazioni confessorie. In pratica scrivendo la parola “fine” all’attività illecita. Con una “coda”: nonostante le deposizioni al pm sulla vicenda dei tamponi, uno dei due indagati, secondo quanto si legge nell’ordinanza, avrebbe simulato «uno stato febbrile» per ottenere un congedo per motivi di salute. Invece, in quel periodo si sarebbe recato a Firenze il 4, 5 e 6 febbraio del 2021 a un convegno nel quale, tra l’altro, avrebbe anche illustrato delle slide.
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