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Omicidio dell’innocente Pisa, carcere a vita per i due sicari

Omicidio dell’innocente Pisa, carcere a vita per i due sicari

NAPOLI. Dopo oltre sei anni di sospetti, calunnie e silenzi omertosi, Raffaele Pisa, vittima innocente della camorra, è finalmente riuscito ad avere giustizia. Il processo di primo grado che ha portato alla sbarra i presunti sicari Maurizio Legnante “’o talebano” e Vitale Perfetto “piett ’e fierro” si è concluso con un verdetto che non ha concesso alcun tipo di sconto o attenuante: entrambi gli imputati sono stati infatti condannati alla pena massima, il carcere a vita. La sentenza emessa dai giudici della Terza sezione della Corte d’assise di Napoli è stata accolta con un lungo pianto liberatorio dalla madre di “Lello” Pisa, Anna Ostetrico, che fin dal giorno dell’omicidio si è battuta per dimostrare l’estraneità del figlio rispetto ai contesti camorristici del quartiere Pianura. Il verdetto è arrivato ieri pomeriggio al termine di una camera di consiglio andata avanti per svariate ore. Perfetto e Legnante, dal canto loro, hanno tentato la via del dibattimento nella speranza di riuscire a dimostrare la propria estraneità col delitto Pisa. Le accuse dei collaboratori di giustizia, su tutti Raffaele Dello Iacolo, Pasquale Pesce “’e Bianchina”, Salvatore Romano e Pasquale Esposito Junior, alla fine si sono però rivelate a dir poco granitiche. Tutti i testi d’accusa hanno del resto confermato nel corso del processo quanto già ribadito in sede di indagine, ribadendo che Raffaele Pisa non aveva nulla a che fare con i dissidi all’epoca in corso tra le cosche pianuresi. I due uomini del clan Pesce-Marfella hanno così rimediato una condanna a dir poco severa: la pena dell’ergastolo. Il verdetto è stato accolto con profonda commozione dalla madre della vittima, costituitasi parte civile e assistita dall’avvocato Concetta Vernazzaro: «Finalmente “Lello” ha avuto la considerazione che meritava. Giustizia è fatta», sono state le parole che Anna Ostetrico ha affidato a caldo al proprio legale. L’inchiesta era arrivata alla svolta con gli arresti eseguiti nel 2021. «Una persona innocente, del tutto estranea alla criminalità organizzata», aveva messo a verbale Raffaele Dello Iacolo. Non era un affiliato Raffaele Pisa, ammazzato per volere del clan Marfella, ma aveva amicizie d’infanzia e gioventù con Salvatore Romano del gruppo Mele e i nemici di questi ultimi ritenevano che lui e il fratello Gianluca fornissero informazioni ai “figli di Giulietta” (Salvatore e Giuseppe Mele). Inoltre Pisa era stato accusato da alcuni malavitosi della zona di aver partecipato al pestaggio di un parcheggiare abusivo del Parco San Paolo: si trattava però di un clamoroso e drammatico errore di persona. Cosicché, secondo quanto raccontano molte persone a Pianura e il pentito “Tic toc”, il giovane sarebbe stato ucciso per le calunnie che giravano sul suo conto. Quella che ne scaturì fu una vera e propria esecuzione. Il 13 dicembre 2016 “Lello” Pisa fu infatti assassinato con cinque colpi di pistola nel garage di via Evangelista Torricelli che aveva da poco allestito per farne un circoletto ricreativo. Per i due sicari adesso è però arrivata la stangata.

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