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22 Febbraio 2023 - 08:26
Sono sei le commesse di lavori pubblici del Comune di Napoli finite nel mirino dei pm nell’inchiesta che vede indagate trenta persone, di cui nove destinatarie di misure cautelari. E il secondo filone dell’indagine che vede al centro le figure di Rosanna Zingaretti, ex dirigente dell’Ufficio Gare, in pensione dal 2018, gravata dall’obbligo quotidiano di presentazione alla polizia giudiziaria, e l’impiegato della stessa area Ciro Migallo, pensionato dallo scorso anno e per il quale è stato disposto l’obbligo di dimora, che con il contributo di altri cinque indagati a piede libero, avrebbero provveduto alla sostituzione delle offerte, relative ad alcuni affidamenti per commesse pubbliche, si legge nell’ordinanza del Gip Antonio Baldassarre, «già depositate e chiuse all’interno di altrettante buste sigillate e custodite nell’ufficio della Zingaretti» per assegnare i lavori a «società riconducibili a Salvatore Abbate» in cambio «di 30mila euro per ciascuna delle commesse» cui era interessato l’imprenditore. Migallo, tra l’altro, avrebbe ottenuto l’assunzione di un familiare presso una delle aziende di Abbate. Proprio Salvatore Abbate, per il quale è stato disposto il divieto temporaneo di esercitare l’attività imprenditoriale, sentito il 21 luglio 2021, spiega di aver consegnato «30mila euro a una funzionaria donna del Comune di Napoli per ottenere l’aggiudicazione di un lavoro di bonifica del sito ex Corradini» e che la stessa funzionaria «me ne chiese altri 35mila per aggiudicarmi un secondo lavoro sui Ponti Rossi che invece non mi aggiudicai, pur avendo corrisposto i 35mila euro di tangente». Abbate spiega poi che «i lavori della bonifica di Pianura ci sono stati affidati con procedura di somma urgenza. E abbiamo avuto problemi per ottenere il pagamento in quanto un politico si opponeva. E ricordo che in tale circostanza Cosimo Silvestro mi disse che conosceva qualcuno sul Comune con cui parlare per sbloccare il pagamento e in cambio di 50mila euro. Io ho rifiutato». Più dettagliate le dichiarazioni dopo una settimana dal figlio di Abbate, Rolando. «Le gare alle quali abbiamo partecipato io, mio padre e mio zio e in relazione alle quali abbiam pagato la tangente alla Zingaretti sono una decina, tuttavia non le abbiamo vinte tutte, anzi molte le abbiamo perse». Tra le gare vinte ci sono quelle per l’impemeabilizzazione dell’ultimo piano di una scuola a piazza Cavour e, dice Rolando, «so per certo al cento per cento che mio padre ha pagato una tangente, se non sbaglio di circa 20 o 30mila euro». Ci sono poi un bando per lavori all’ex Corradini e quello in un altro lotto dello stesso posto: e anche in questi casi il figlio di Salvatore Abbate racconta di una tangente versata dal padre dello stesso ammontare. Infine, il 6 agosto Lucio Abate racconta ai magistrati che «io, mio fratello Abbate Salvatore, mio nipote Rolando e i nostri dipendenti (ne cita tre in particolare ndr) abbiamo consumato numerose condotte di corruzione, corrispondendo tangenti alla dottoressa Zingaretti Rosanna e al sig. Ciro Migallo, dipendenti del Comune di Napoli. Abbiamo partecipato circa a una decina di gare bandite dal Comune, ma ne abbiamo vinte due, o meglio tre dal momento che la gara per il lotto Corradini ha avuto una seconda tranche». Confermando, così, quanto detto dal nipote Rolando.
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