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Racket sulle aste giudiziarie, catturati gli emissari del clan

Racket sulle aste giudiziarie, catturati gli emissari del clan

Una casa di Melito nel mirino degli Amato-Pagano, la vittima denuncia tutto: Luigi Tutino e Luciano De Luca pretendevano una tangente da 13mila euro

NAPOLI. È la variante moderna di una tecnica vecchia quanto le storie di mafia: avvicinare i vincitori delle aste di immobili per chiedere il “pizzo” sul prezzo d’acquisto invece che intimare agli acquirenti di farsi da parte. Ma nel caso risolto dai carabinieri c’è stato un colpo di scena: la vittima ha chiesto senza indugio aiuto allo Stato e due presunti estorsori sono finiti in manette. Un’operazione cui plaude il deputato di Alleanza Verdi- Sinistra Francesco Emilio Borrelli: «Complimenti all’imprenditore, ora servono pene durissime». I due uomini, nella ricostruzione degli inquirenti e ferma restando la presunzione d’innocenza fino all’eventuale condanna definitiva, avrebbero minacciato l’aggiudicatario di un’immobile all’asta per costringerlo a versare la quota estorsiva di 13mila euro corrispondente al 10 per cento del valore dello stabile che aveva acquistato. È successo a Melito, dove i carabinieri del Nucleo Investigativo del Gruppo di Castello di Cisterna hanno arrestato per estorsione aggravata dalle finalità e modalità mafiose il 38enne Luigi Tutino e il 31enne Luciano De Luca, ritenuti vicini al clan Amato-Pagano ma senza arresti o condanne a carico per camorra. Il primo nel 2018 era salito alla ribalta della cronaca per un blitz antidroga nella cittadina a nord di Napoli. La vittima ha avuto il coraggio di chiedere aiuto ai carabinieri che, creando un servizio ad hoc, si sono presentati in pieno centro all’appuntamento preso con gli estorsori e monitorato passo dopo passo dagli uomini dell’Arma. Luigi Tutino e Luciano De Luca sono stati bloccati e arrestati subito dopo aver ricevuto dal proprietario dell’appartamento venduto all’asta una busta con del denaro all’interno. Un arresto in flagranza alla fine di una trappola ben riuscita: infatti l’azione rapida non ha permesso ai “sospetti” tentativi di fuga o reazione. Gli arrestati ora sono a disposizione dell’autorità giudiziaria nel carcere di Poggioreale e quanto prima saranno interrogati.

Nel 2018 Luigi Tutino per la prima volta finì nel mirino dei carabinieri, in quel caso della della Tenenza di Melito. Lui e un 34enne, anch’egli della zona, furono arrestati nel corso di un blitz antidroga tra le palazzine della “219”, in via Lussemburgo. L’allora 33enne cedeva le dosi mentre l’altro indirizzava gli acquirenti e ne riceveva il pagamento. Nelle zone circostanti i carabinieri trovarono e sequestrarono 100 bussolotti di crack, 22 dosi di cocaina, 72 stecche di hashish e 48 bustine di marijuana. «Ci complimentiamo con l’imprenditore che ha chiamato le forze dell’ordine facendo arrestare i due esponenti del clan. Ha fatto la cosa giusta. Se tutti denunciassero questi farabutti sarebbero estirpati dal nostro territorio in poco tempo e invece l’omertà la fa quasi sempre da padrona. Non bisogna avere paura e affrontare il crimine che devasta da tempo il nostro tessuto sociale ed economico. Servono pene durissime contro questi soggetti», dichiara il deputato di Alleanza Verdi- Sinistra Francesco Emilio Borrelli.

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