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Trasporto di cocaina per il narcos Imperiale, sequestro da 50 milioni

Trasporto di cocaina per il narcos Imperiale, sequestro da 50 milioni

Un provvedimento di sequestro di beni per un valore complessivo di oltre 50 milioni di euro è in corso di esecuzione nei confronti dei fratelli Giovanni e Michele Fontana, imprenditori di Villa Literno (Caserta) nel settore del trasporto merci su strada e di gestione dei rifiuti.

Il provvedimento, eseguito dai finanzieri dei Comandi provinciali di Napoli e Caserta e dai Carabinieri del gruppo per la tutela dell'ambiente di Napoli, è stato emesso dal Tribunale di Santa Maria Capua Vetere su richiesta di aggravamento della misura del controllo giudiziario avanzata dalla Dda di Napoli e dalla Procura nazionale antimafia.

Secondo la ricostruzione dei magistrati, il patrimonio dei due imprenditori si sarebbe formato e incrementato negli anni grazie ad attività illecite.

Giovanni Fontana è stato raggiunto lo scorso mese di novembre da un'ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal gip di Napoli per traffico internazionale di sostanze stupefacenti, all'esito delle indagini condotte nei confronti dell'organizzazione del noto narcotrafficante Imperiale Raffaele.

Dall'analisi del materiale acquisito a seguito della decrittazione dei sistemi Eurochat e Sky Ecc è emerso che nel 2021 Giovanni Fontana avrebbe messo a disposizione del sodalizio di Imperiale un deposito per occultare 600 kg di cocaina all'interno di due container diretti in Australia.

Nel corso degli interrogatori resi dopo l'esecuzione della misura cautelare, Imperiale ha confermato il coinvolgimento di Fontana nell'operazione con l'Australia e descritto altri traffici illeciti compiuti con la collaborazione dell'imprenditore liternese: prima due operazioni di trasporto dal Brasile, tra il 2008 e il 2010, di complessivi 6mila kg di cocaina e, in seguito, tra il 2017 e il 2021, una decina di trasporti dall'Olanda quando, avvertendo l'esigenza di dotarsi di autotrasportatori efficienti e fidati, decise di ricontattare Fontana tramite Daniele Ursini (anch'egli arrestato lo scorso novembre).

Quest'ultimo ha confermato la circostanza nel corso dell'interrogatorio del 13 dicembre 2022. Per queste attività, secondo quanto dichiarato da Imperiale, Fontana avrebbe ricevuto un compenso di oltre 7 milioni di euro. 

Al giudizio di pericolosità sociale di Giovanni Fontana hanno contribuito anche i precedenti per rapina, furto e armi e le dichiarazioni di due collaboratori di giustizia, già esponenti di spicco delle fazioni Schiavone e Zagaria del clan dei Casalesi, che lo hanno descritto come un imprenditore colluso con il gruppo di Michele Zagaria. 

Fondati indizi per formulare un giudizio di pericolosità sociale sono stati ravvisati anche nei confronti di Michele Fontana, gravato da precedenti penali e legato al fratello Giovanni da vincoli societari che lo hanno portato, secondo la Procura, alla totale condivisione non solo delle strategie commerciali ma anche di quelle di natura illecita, come emerso dalle verifiche sulla gestione delle aziende di trasporto e degli impianti di trattamento rifiuti da parte dei due fratelli.

Le indagini patrimoniali hanno evidenziato una evidente sproporzione, nel periodo tra il 2002 e il 2021, tra i redditi dei due imprenditori e dei rispettivi nuclei familiari e i beni posseduti. Da qui il sequestro eseguito oggi che riguarda le quote e i compendi aziendali di 8 società, 120 immobili tra fabbricati e terreni, 6 auto e moto, nonché il blocco dei rapporti bancari e finanziari, per un valore complessivo di oltre 50 milioni di euro. 

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