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27 Febbraio 2023 - 09:42
La chiesa e le vie gremite: il feretro di Giovanni Gaito ha sfilato dinanzi a decine di Tir a clacson spiegati
SAVIANO. La città ha detto addio all’eroe camionista Giovanni Gaito che con le sue ultime forze ha evitato una strage in autostrada. In migliaia ieri mattina ai suoi funerali mentre le trombe di decine di Tir accompagnavano il feretro in corteo. Tanta commozione, lacrime e dolore. Tanto orgoglio e fierezza per quel figlio di Saviano che ha mostrato al mondo la grandezza del suo cuore. La sua generosità. “Medaglia d’oro al valor civile” è quanto chiede adesso la città per il suo amato “capocantier”, come era soprannominato.
I FUNERALI. Le vie e le piazze della città del Carnevale ieri mattina si sono riempite di migliaia di persone, proprio come durante la kermesse della scorsa settimana cui aveva partecipato felice anche Giovanni Gaito, insieme alle sue bimbe e alla sua compagna. Stavolta, a sfilare sotto il cielo plumbeo di Saviano non sono state maschere allegre e costumi colorati ma volti segnati dal dolore e dallo sgomento.
Occhi gonfi di lacrime e disperazione. Una comunità intera accorsa per dare l’ultimo saluto al suo eroe. La bara giunta dall’ipogeo di Napoli dove la salma del camionista era stata sottoposta ad esame autoptico, ha dovuto farsi largo a fatica per entrare in una chiesa gremita. All’uscita dopo la cerimonia funebre, ad accompagnare Giovanni verso il suo ultimo viaggio, amici, parenti, colleghi camionisti che a turno e commossi tra applausi, palloncini bianchi e rossi ed il suono delle trombe dei Tir lo hanno portato a spalla sino al cimitero.
Lì nel piazzale antistante c’erano ad attenderlo ancora decine di camion e Tir con i clacson azionati. Straziante il dolore delle sue bimbe e della compagna incinta del bimbo che non potrà mai stringere tra le braccia. Ora la città chiede che gli sia riconosciuta una medaglia al valor civile, affinché nessuno dimentichi il gesto di amore e di coraggio che ha avuto negli ultimi istanti di vita.
LA MORTE. È accaduto nel tardo pomeriggio dello scorso venerdì. Giovanni era alla guida di un’autocisterna carica di ossigeno, rientrava in Campania da Orte dove aveva effettuato l’approvvigionamento. Poche ore e sarebbe tornato a casa, dalla sua amata famiglia. Mentre percorreva l’A1, lungo la Roma -Napoli in direzione sud, all’altezza del tratto tra i caselli di Ceprano e Frosinone, Giovanni è stato colto da un malore.
Ha compreso che qualcosa di grave gli stesse capitando e nonostante la paura e il dolore che deve aver avvertito in quei terribili momenti, ha avuto la prontezza di riflessi e la lucidità di accostare il mezzo carico di materiale altamente infiammabile e metterlo in sicurezza sulla corsia di emergenza. Un gesto eroico, di amore e altruismo che ha evitato una strage. È morto poco dopo onorando la promessa fatta a se stesso, quella frase scritta sui social che oggi appare quasi una profezia: “La mia vita finirà su un camion ed io morirò felice. Farò parlare di me”
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