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Piazza Dante, bancarelle storiche verso lo sfratto

Piazza Dante, bancarelle storiche verso lo sfratto

NAPOLI. La Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per il Comune ha deciso: l’antica bancarella che vende cappelli in piazza Dante va smantellata perché adiacente al palazzo Ruffo di Bagnara, sottoposto a vincolo di tutela monumentale. Ma i titolari non ci stanno e contestano: «L’attività nello stesso posto dal 1908 prima che ci fosse il vincolo, stando a quanto ci risulta. Una soluzione può essere trovata». La bancarella con le coppole, i cappelli, le sciarpe, le maglie gestita da Giovanni Amodio e da suo fratello è davvero un punto di riferimento nell’area del centro storico. Per inquadrare la vicenda riferiamoci a quanto inviato il 21 febbraio dall’Area sviluppo socio economico e Competitività, servizio Programmazione mercatale del Comune per giustificare il provvedimento di revoca. “La Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio ha evidenziato, in linea generale, che tutte le occupazioni di suolo pubblico incidenti su aree di centro storico sono soggette a autorizzazioni’’. Per tale motivo, la stessa Soprintendenza si è espressa «negativamente con specifico riferimento alle occupazioni di suolo pubblico presso il Palazzo Ruffo di Bagnara in relazione non solo alla monumentalità del palazzo ma anche in relazione alle specifiche caratteristiche storico-architettoniche dell’intero invaso della piazza»’. È stato il Comune a chiedere alla Soprintendenza di prendere in esame l’istruttoria per esprimersi. Senza la presentazione di memorie scritte per opporsi al provvedimento entro 20 giorni dal ricevimento della missiva (quella del 21 febbraio) - la precedente e ultima concessione è datata 8 ottobre 2002 – la bancarella rischia di scomparire per sempre già nelle prossime settimane. «La Soprintendenza ma anche il Comune facciano in modo di non far cessare di esistere una bancarella del genere – insiste Giovanni Amodio – Noi siamo un punto di riferimento per i visitatori e per i residenti in difficoltà a cui diamo una mano. È sempre stato così da quando nel 1908 uno zio, Gennaro Degli Onofri l’ha resa famosa prima che mio padre Giuseppe continuasse l’attività (c’è un’autorizzazione al commercio del 1950 dell’amministrazione della Reale Arciconfraternita della Immacolata Concezione di S. Francesco e S.Brigida) sino a quando io e mio fratello siamo subentrati». Bastano pochi minuti di presenza per capire l’affetto della gente di piazza Dante. Giovanni e suo fratello sono conosciuti e i turisti chiedono informazioni per spostarsi nel centro storico. Giovanni desidera sempre muoversi nel solco delle regole e ricorda: «Nel 2016 ho vinto una causa penale nella quale mi veniva contestato un massetto nella mia bancarella che l’avrebbe resa una struttura fissa. È stato dimostrato che invece c’erano le ruote. In quell’anno ci fu anche un tavolo con l’allora amministrazione di Luigi de Magistris per capire il da farsi, ma non si è mosso più nulla». Giovanni Amodio conclude: «Non ci arrenderemo perché qui c’è la nostra vita».

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